Happy Casa Brindisi, la storia di Jordan Bayehe

Happy Casa Brindisi, la storia di Jordan Bayehe

Il suo idolo è sempre stato Samuel Eto’o, lo sport più praticato e conosciuto nel suo paese è di gran lunga il football e con gli amici giocava da portiere imitando N’Kono, nato e cresciuto nella tradizione degli ‘Leoni Indomabili’ di Italia ’90

Il suo idolo è sempre stato Samuel Eto’o, lo sport più praticato e conosciuto nel suo paese è di gran lunga il football e con gli amici giocava da portiere imitando N’Kono, nato e cresciuto nella tradizione degli ‘Leoni Indomabili’ di Italia ’90. Le premesse non farebbero credere alla presentazione di un giocatore di pallacanestro ma per Jordan Bayehe il destino ha riservato un lungo percorso tortuoso, fatto di grandi sacrifici, svolte inaspettate e il coronamento di un sogno. Dal Camerun all’Italia, da Cantù a Brindisi: benvenuto in biancoazzurro JB!

La storia di Jordan parte dalla sua città natale di Yaoundè, capitale del Camerun con due milioni di abitanti e altrettante contraddizioni. Sesto di ben otto fratelli, all’età di 13 anni può contare già su 198 centimetri che gli consentono di catturare l’attenzione di Roger Dassi, allenatore di pallacanestro e fondatore dell’academy ‘Africans Can Play Basketball’. “Mi fermò per strada e mi propose di allenarmi con lui già il giorno dopo – racconta il neo biancoazzurro – ma dovevo finire il mio percorso di studi e solo a distanza di mesi cominciò a bersagliarmi con messaggi e telefonate. Lo apprezzai molto. A quel punto decisi di provare a prendere in mano per la prima volta un pallone di basket e insieme a mio fratello cercai un video tutorial. Ricordo di aver guardato la gara delle schiacciate NBA, quella in cui Griffin saltava una macchina. Wow, ero a dir poco elettrizzato”.

 

Ecco, in realtà il primo allenamento non andò esattamente così. Due ore sotto il caldo cocente, alle due del pomeriggio, di sola preparazione atletica e fisica. “Un incubo, tornai a casa certo che quello fosse il mio primo e ultimo allenamento”. Coach Dassi impiegò diverse ore per convincerlo a tornare sui suoi passi ma mai scelta fu più azzeccata. La distanza dal campo di allenamento e i ritmi sempre più serrati0 non fermarono il suo entusiasmo. I fratelli di Jordan contribuiscono economicamente a pagargli i taxi per i viaggi di andata/ritorno, i genitori credono nelle sue potenzialità e l’intera famiglia lo segue e trascina nelle sue ambizioni. Giorno dopo giorno, quel ragazzino di quasi due metri cresce a vista d’occhio prendendo confidenza con il pallone e con i suoi mezzi. E non fu il solo ad accorgersene, diversi scout cominciarono a tenerlo d’occhio e il procuratore Maurizio Balducci riuscì a organizzare nel febbraio 2015 un provino in Italia.

Andò bene, tornai a casa e il 12 aprile ottenni il visto da studente. Ero impaziente e felice di partire per l’ltalia, mi sembrava di sognare. Poi, quando mancavano un paio di giorni, mi assalì un po’ di paura. Lasciavo casa, gli affetti più cari per qualcosa di nuovo. Dopo poche settimane capii di aver fatto la scelta giusta”. La Stella Azzurra Roma, società all’avanguardia nel settore giovanile, decide di investire su di lui. Bayehe completa la trafila e acquisisce la formazione italiana.

Dal 2018 al 2020 si trasferisce a Roseto alla prima vera esperienza da atleta professionista e per il successivo biennio approda alla Pallacanestro Cantù dove fa il suo esordio nella massima serie in Serie A. Alla terza giornata di campionato si propone un duello sotto le plance tra l’esordiente Bayehe e il veterano Scola: “L’avversario più duro mai affrontato, riusciva a leggere ogni mossa un secondo prima”. Nella seconda parte della stagione la crescita è vistosa sotto la guida di coach Bucchi tanto da firmare due doppie doppie da 16 punti + 13 rimbalzi contro Cremona e 16 punti + 11 rimbalzi contro Venezia.

Nel febbraio 2021 il cerchio della vita compie la sua curva finale. Jordan viene convocato per la prima volta in nazionale maggiore camerunense per le qualificazioni ad Afrobasket. Sede delle partite, Yaoundè, casa sua. La prima vera occasione per rivedere la sua famiglia a distanza di sei anni da quando fece le valigie per partire in Italia. “Un’emozione indescrivibile. Al palazzetto era ammesso un numero limitato di persone e loro sono riusciti a entrare: per la prima volta mi hanno visto giocare dal vivo, ero davvero emozionato”.

L’esperienza di Jordan con il Camerun è destinata a continuare, trovando sempre più spazio nelle ultime uscite: “Quando ero piccolo nessuno conosceva il basket nel mio paese. Grazie all’ascesa di campioni NBA del calibro di Mbah a Moutè prima e Embiid e Siakam più recentemente, la pallacanestro sta avendo sempre più spazio. Tra qualche anno vorrei riuscire a aiutare i ragazzini africani per avere una possibilità nella pallacanestro che conta. Creare una struttura di supporto che possa garantire loro un percorso come è stato il mio”.

Un leone per la Happy Casa: Jordan al 100% biancoazzurro!