Avvio importante per Guglielmo Caruso, centro classe 1999 della Openjobmetis Varese che ha prodotto 9.8 punti in 5 gare con 2.4 rimbalzi in 16.8’. Queste le sue parole al Corriere dello Sport.
SULLA SQUADRA
«E’ stata costruita da Luis Scola e Mike Arderi una squadra giovane, che sa raccogliere gli stimoli che gli vengono proposti. L’hanno affidata a un coach, Matt Brase, che a molti può sembrare una scommessa. Come noi giocatori, in fondo. Ma non è così. Matt ha un background assoluto di basket, prima come giocatore di college poi come allenatore (nipote del mitico coach Lute Olson, è stato assistente in NBA a Houston e Portland, ndr)».
SU SCOLA
«Luis è qualcosa di unico. Sulla sua carriera di giocatore c’è poco da dire. Tutta la sua esperienza l’ha saputa portare nel ruolo dirigenziale. Eppure mette ancora maglietta e calzoncini, si sente ancora giocatore. Noi lunghi spesso facciamo sedute individuali a cui partecipa anche lui. Una full immersion di basket vicino a canestro».
SUL SUO ESSERE SPECIE PROTETTA VISTO IL RUOLO
«Mi viene da ridere a pensarci. E’ vero però che non ci sono tanti lunghi giovani. Io lavoro duro perché credo di avere i mezzi, ora che ho superato momenti bui per gli infortuni, per essere protagonista. Guardo al futuro pensando ad esempio che, un giorno, potrei prendere il posto di Melli. Lui è un esempio da seguire, in campo e fuori. Io negli Usa ci sono stato, nella NCAA (Santa Clara Univ., ndr) e non nella NBA come Nik. Quell’esperienza mi ha fatto crescere come uomo ed atleta».
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