Giordano Bortolani, unico milanese in LBA e sotto contratto con Olimpia Milano sino al 2025, si racconta a “Uomini e Canestri”, la rubrica di Luca Chiabotti su Repubblica-Milano.
SU MILANO
«Mio padre è milanese, la mamma siciliana. Mi hanno portato a Milano quando ho cominciato la scuola. Ho iniziato a giocare allo Schuster, di via Feltre, la stessa società di mio papà e dove anche il nonno dava una mano. Poi, a il anni, Stefano Bizzozero, che adesso è assistente in serie A, mi invitò ad un allenamento dell’Olimpia e sono cominciati gli anni più belli, quelli delle giovanili, dei pomeriggi al Paialido».
SU MANRESA
«Sto cominciando adesso ad entrare nei meccanismi di Verona, l’inizio è stato complicato. Dopo Brescia e Treviso, quest’anno avevamo scelto di giocare in Spagna, a Manresa, poi, anche per il mio carattere un po’ impulsivo, non è andata e sono tornato in Italia».
SU OLIMPIA MILANO
«Per chi come me, Pecchia, o Amato, è cresciuto nelle giovanili Olimpia, il passaggio alla serie A è difficile: hanno sempre roster di 17-18 giocatori, quelli del vivaio non si allenano neppure con la prima squadra, non ne hanno bisogno. Così si va da un’altra parte e lì ci vuole anche un po’ di fortuna. Ma non dico nulla di nuovo, è lo stesso problema di cui sento parlare da sempre».
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