Gianmarco Pozzecco, ct di Italbasket, analizza la fine del sogno olimpico su Tuttosport. Ecco tre sue dichiarazioni.
«Siamo consapevoli di dipendere tanto da certi giocatori. Pensate a Melli, indispensabile. Le partite di qualificazione possono darci una mano, ma nel contempo dobbiamo anche qualificarci. Dobbiamo usufruire dei senatori e di chi può essere performante,come Caruso, Bortolani che avrei voluto impiegare di più, Diouf, seguendo ciò che faranno i club in stagione».
«Ho una convinzione, maturata seguendo parecchio il sistema spagnolo. In Spagna le squadra infarcite di europei. Che giocano dunque un basket simile. Non datemi del razzista, non c’entra. Il livello di fisicità, di atletismo dei nostri giocatori non è come quello americano. Ma possono progredire, migliorare le loro qualità se giocano quel tipo di pallacanestro, non col modello americano, lì faticano. Cresono giocando un basket congeniale alle loro abilità. Gli europei costano un po’ di più? Bisogna sempre valutare. Di ritorno dalla Croazia continuavo a dire che almeno in A2 si poteva prendere Halilovic, ora finito a Sassari. All’epoca costava poco. Chi sceglierebbe oggi un Bodiroga a 19 anni come fece Tanjevic. Dobbiamo riappropriarci di visione coraggio, considerare i diciottenni come facevamo una volta. Altrimenti non saranno mai pronti. E quelli bravi devono essere messi alla prova in A. Gli altri in A2, pensare a un percorso per tutti, ma che sia sfidante Abbiamo perso la soddisfazione dell’investire. I campioni crescono per istinto di emulazione. Ci vuole un cambiamento culturale. Per il bene comune. Io sono sicuro che oggi non diventerei un giocatore, Andrea Meneghin sì, io no».
«Molti possono naturalizzare per motivi diversi. Poi mi sono convinto ci siano due caratteristiche chiave: una è il passaporto, la più importante è la volontà del giocatore».
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