Questa mattina, nella Club House societaria di via Nenni, è stato presentato ai giornalisti di televisione, carta stampata e agenzie Gerald Robinson, ultimo arrivato in casa Dinamo Banco di Sardegna.
A fare gli onori di casa il general manager Federico Pasquini: “Buongiorno a tutti, questa mattina siamo estremamente felici di presentare Gerald Robinson: lo abbiamo scelto con convinzione, è un giocatore che conosciamo da anni, ha grande esperienza e personalità. Avevamo pochissimi dubbi su di lui, Piero Bucchi lo aveva allenato a Roma e questo ci ha dato la definitiva spinta nella decisione di portarlo a Sassari per completare la squadra”.
La parola al neo arrivato Gerald Robinson: “Prima di tutto sono contento ed emozionato di essere qui, ho studiato la tradizione vincente di questo club che ho affrontato da avversario e ho avuto modo di parlare con tanti che sono passati da Sassari, uno su tutti James White. Il mio obiettivo è fare del mio meglio per riportare Sassari dove è sempre stata. Conosco alcuni dei miei compagni dopo averli affrontati in Coppa Italia, sugli altri non mi sento di esprimere già un giudizio ma c’è grande qualità sul perimetro, tante guardie e tiratori che possono creare, insieme a lunghi atletici. Sono convinto che ci siano i mezzi per fare bene”.
In maglia Dinamo dovrà giocare da play: “In Germania ho giocato il 90% del tempo come point guard, sono preparato a farlo senza problemi è un ruolo che sento mio e ho l’esperienza per farlo in quella posizione”.
La situazione in questo momento chiede un cambio di direzione netto ma Gerald è fiducioso: “Siamo ancora all’inizio della stagione, in cui basta centrare una striscia di vittorie per cambiare rotta: sono fiducioso, abbiamo la possibilità di rimetterci in pista e puntare ai playoff. Non sento pressione, come ho detto è presto e non bisogna andare in panico: abbiamo tutti i mezzi per invertire la rotta”.
Quanto ha influito nella sua scelta di firmare a Sassari la presenza di Piero Bucchi in panchina? “Sicuramente ritrovare coach Piero Bucchi ha avuto un ruolo importante, lo scorso anno abbiamo iniziato la stagione insieme a Roma ed era rimasta la sensazione di non aver finito il lavoro, come se avessimo qualcosa in sospeso: sono molto contento di lavorare con lui”.
In chiusura l’analisi della situazione della squadra da quest’estate a oggi del general manager Federico Pasquini: “La situazione è stata particolare, tutto nasce dall’estate in cui ci siamo ritrovati a fare delle modifiche importanti rispetto a quello che avevamo creato negli ultimi tre anni. Tutto nasce dal voler dare la grande disponibilità a Marco di inseguire il suo sogno, emblema della nostra filosofia perché era giusto premiare un ragazzo che ci ha dato tanto e che è il simbolo della città, come avevamo fatto con Polonara qualche anno fa. Era fine luglio ed è difficile trovare un playmaker del livello di Marco in quel periodo -non voglio giustificarmi ma per far capire il timing- poi quando è iniziata la stagione Clemmons ha avuto delle problematiche prima sul suo arrivo poi per la situazione della maternità, la squadra non è mai stata sua, probabilmente non era il tipo di giocatore che serviva per coinvolgere i nostri lunghi e i nostri piccoli in quel ruolo chiave. Dopo Trieste abbiamo fatto alcune valutazioni perché la squadra non era consistente e non stava sviluppando le nostre idee a livello di crescita, come capita in queste situazioni purtroppo paga l’allenatore, e lo dico perché parliamo di una persona a cui sono legato. Abbiamo avuto la possibilità di andare a toccare il roster e avevamo la certezza che ci servisse un giocatore come Krule, che ha caratteristiche, personalità e sa stare in campo, nel mentre abbiamo continuato la ricerca del sostituto del play: avevamo puntato Gerald Robinson, che era già nel nostro taccuino con Demis ancor di più con Piero che lo ha allenato ed era estremamente convinto di volerlo qui a Sassari. C’è stata grande disponibilità da parte di Stefano perché c’era un buyout da pagare e questo ha chiesto uno sforzo alla società: ora per quanto riguarda i giocatori in abbiamo bisogno di chiudere il dentro-fuori per dare la possibilità all’allenatore di lavorare e mettere mano alla struttura e alla squadra. Ad oggi sono tutti giocatori della Dinamo, leggo ovunque di Battle ma non ho ancora ricevuto una chiamata da nessuno. Allo stesso tempo non possiamo fare una stagione con 14 giocatori, non è utile come squadra né per i giocatori per tirare fuori il meglio”.
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