“Così, per il secondo anno consecutivo, il basket italiano è fuori dalle migliori otto d’Europa. Un risultato negativo che purtroppo conferma una tendenza e andrà pesato per trovare nuove soluzioni”. Inizia così l’editoriale di commento della Gazzetta dello Sport sulla stagione di Virtus Bologna e Olimpia Milano in Eurolega.
L’analisi è chiara nel distinguere le annate di Milano, che “si è autoeliminata non solo dalla corsa alle prime posizioni, che il suo organico aveva fatto immaginare, ma anche dalla finestra dei playin al culmine di un’incomprensibile discontinuità tecnica e mentale”, e Bologna, che invece “ha lottato al massimo delle sue possibilità sfruttando la nuova formula, introdotta per allargare fino a dieci (su diciotto) il numero delle candidate alla fase decisiva”.
Per la squadra di Banchi il paragone è col Baskonia giustiziere nel barrage di ieri alla Buesa Arena: “Curiosamente Bologna ha ripercorso le orme dei baschi, che nella stagione 2022-2023 erano stati tra le grandi di Eurolega fino a dicembre mese chiuso con un trionfale 6-0 nel bilancio tra vinte e perse e poi si erano smarriti, fino all’amaro verdetto del Pireo: battuta dall’Olympiacos e prima tra le squadre escluse. Esattamente come la Virtus di questi giorni. Eppure Belinelli e Shengelia hanno fatto sognare i loro tifosi per settimane, un merito che non va disconosciuto”.
La chiosa sul basket italiano sottolinea la differenza tra bianconeri e biancorossi: “E se la Virtus, l’ultima italiana a vincere l’Eurolega nel lontano 2001, può comunque uscire a testa alta per aver combattuto fino all’ultimo secondo, la prematura uscita di scena dell’Olimpia rende la sconfitta del nostro basket bruciante, come se il divario rispetto a chi sta davanti si sia accentuato. Dopo le Final Four di Colonia del 2021, l’Armani ha infilato l’uscita ai quarti di finale contro l’Efes e di seguito due annate senza playoff, inevitabile conseguenza di un bilancio complessivo da 30 vittorie su 68 partite. Insomma un progressivo calo, a fronte di investimenti sempre più consistenti”.
Un passaggio anche sull’assenza di allenatori illustri nei Playoff: “L’assenza dell’Italia in ogni caso non è l’unica a destare un certo scalpore. Mancheranno autentici veterani come Zelimir Obradovic (9 trionfi) e il suo Partizan, Pablo Laso (oggi al Bayern, 2 successi con il Real), Dimitris Itoudis (2 con il Cska, fermo dopo l’addio al Fener) oltre a Ettore Messina (4 tra Bologna e Mosca). Un altro segno tangibile del livello raggiunto da questo torneo, appassionante per l’incertezza che genera, ma spietato con chi commette più errori degli altri”.
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