Leader a tutto tondo, dentro e fuori dal campo, della Germani Brescia, Kenny Gabriel è stato il nuovo protagonista del format “5 domande a…”
Un’altra grande vittoria nel weekend nata nuovamente dall’intesa che questo gruppo è riuscito a creare negli anni. Che tipo di chimica sentite di aver costruito tu e i tuoi compagni?
Siamo veramente uniti, perché tutti quanti lottano per vincere, tutti siamo uniti verso l’unico obiettivo. Sono veramente felice di essere in questo gruppo, anche perché il rapporto tra americani e italiani è assolutamente unico e molto raro da trovare in squadre di professionisti.
Quando le telecamere riprendono coach Magro durante le partite lo vediamo rivolgersi a te dicendo di sorridere sempre, di tenere la testa alta, ti incita e più volte ha parlato di quanto tu sia fondamentale per la squadra. Parlaci un po’ del tuo rapporto con lui.
Penso che io e coach Magro siamo due persone molto simili, abbiamo entrambi una forte personalità e siamo le due persone in gruppo con più esperienza ad alto livello. Ci piace vedere la squadra vincere perché non accettiamo la sconfitta, ma soprattutto perché vogliamo vedere il gruppo felice in qualsiasi momento e non ci piace pensare che qualcuno di noi possa tornare a casa triste o deluso da una prestazione.
I tifosi amano questa squadra e il modo in cui ogni weekend li fa divertire, ma soprattutto amano te, fanno il tuo nome a gran voce e cori in tuo onore. Tu ad ogni canestro li inciti e li infiammi, qual è dunque il rapporto che c’è tra te e la tifoseria?
Quello che mi piace fare è portare energia sul parquet, alzare il ritmo dei miei compagni in modo che tutto questo entusiasmo possa trasferirsi anche sugli spalti. Noi invogliamo gli spettatori a venire all’arena, ma principalmente è ciò che creano loro a permetterci di giocare bene; le loro grida e i loro cori servono per mettere pressione sugli avversari, allo stesso tempo però ci spingono a dare il massimo in ogni partita. Io cerco di segnare quanti più canestri possibili, così ad ogni tripla o ad ogni schiacciata il pubblico diventa sempre più rumoroso.
Brescia è l’unica squadra tra le big a non disputare nessuna delle coppe continentali. Pensi che questo possa essere per voi un vantaggio in vista della Coppa Italia e magari anche in ottica play-off?
Più volte nel corso della carriera mi sono trovato a giocare delle coppe europee… non è facile gestire quel tipo di energie se giochi di martedì o mercoledì e poi ti ritrovi a dover scendere in campo di nuovo sabato o domenica. Hai giusto un paio di giorni per riposare, però spesso ti ritrovi lontano da casa, dormi fuori; alcune squadre fanno lunghe trasferte al giovedì o al venerdì, poi tornano in Italia per giocare la domenica e quindi rimane loro al massimo un paio di giorni per recuperare. Vedremo se questo potrà essere un vantaggio per noi, abbiamo di fronte avversarie ormai abituate a questo tipo di ritmi e quindi sanno come gestire le energie, però posso dire che non avendo impegni in mezzo alla settimana la nostra vita è sicuramente meno complicata rispetto alla loro.
Dopo più di dieci anni da professionista ormai sei considerato uno dei veterani della pallacanestro. Hai giocato in Nuova Zelanda, negli Stati Uniti e in diverse zone d’Europa: qual è l’esperienza che ti ha lasciato più ricordi positivi?
Sicuramente ricordo con molto piacere l’annata in Turchia al Pinar Karsiyaka nel 2014/15, quando abbiamo conquistato il titolo. Giocare anche in Eurolega con il Panathinaikos in grandissimi palazzetti e con un tifo incredibile come quelli di Olympiacos, Stella Rossa, Partizan è stato un onore per me. Ovviamente tra i ricordi più belli nella mia carriera c’è la Coppa Italia conquistata con Brescia l’anno scorso, che è arrivata dopo un cammino con tanti alti e bassi. Ma quella è stata una settimana indimenticabile. E ora puntiamo a difendere il titolo e a fare più strada possibile.
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