Frank Vitucci, coach di Happy Casa Brindisi, racconta l’impresa con la Virtus a Tuttosport: «Mai dimenticherò la finale promozione in Serie A della Reyer Venezia contro Rimini nel 1996, quando rimontammo da -18 per vincere. Ma sono passati 26 anni. Nella pallacanestro di oggi 15-16 punti di vantaggio sono niente, non ti mettono mai al sicuro e nemmeno ti devono spingere nella disperazione. Certo, quanto è accaduto è molto inusuale, soprattutto in relazione al valore dell’avversaria, pensando a chi avevano a riposo e in panchina».
E sugli italiani: «Abbiamo talenti importanti. Io ben volentieri li farei giocare a Brindisi. Ma i ragazzi scelgono i percorsi che ritengono più adatti. Anche Spagnolo la sua formazione l’ha fatta all’estero. A volte in Italia manca il coraggio di farli giocare. Ma dal punto di vista dell’insegnamento e della tecnica individuale non credo ci siano lacune. Abbiamo tecnici molto preparati. Il materiale invece è poco. È un guaio che i club importanti hanno disinvestito sui settori giovanili. Anche io mi chiedo perché Procida debba andare all’estero, comunque: il ruolo dei club di medio livello dovrebbe essere quello di investire sui giovani. Noi ci proviamo, per esempio quest’anno con Bayehe e Riismaa, in passato con Visconti e altri».
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