Era la prima di sette finali, per entrambe. A continuare la disperata corsa alla rimonta per le prossime sei, sarà la Fortitudo, che dopo qualche svarione qua e là, frenata pure dalla paura di ciccare il match ad oggi più importante davanti ai cancelli del Paladozza finalmente spalancati a tutti, sprigiona lo sforzo decisivo nell’ultimo quarto, quando la “tabellata” di Benzing (71-65), fa intuire che la serata difficilmente regalerà dispiaceri.
Ed invece serve raccontare un finale che Bologna, suicidandosi, porta in volata. Sul 77-68, cesto di Feldeine, sembra fatta. Ed invece la paura è tanta: Cremona fa 11 a 4 ed arriva a -2 ad un minuto dal gong. Durham regala agli avversari la palla del sorpasso, che Spagnolo mette sul ferro. Allora la litania dei tiri liberi (Benzing prima, Spagnolo poi) viene conclusa dal 2/2 di Aradori che toglie le castagne dal fuoco. Restano 5 secondi alla Vanoli per un miracolo improbabile.
Con Aradori a far tanti goal (27+6), e Groselle (21+5) ad accompagnarlo, la Effe (out Procida) si aggiusta appunto dopo l’intervallo lungo, rea fin li invece di aver concesso fin troppo a chi gli stava contro (Vanoli a viaggiar col 80% al tiro da due). Cremona appunto, che con quel che ha (out Poeta e Pecchia) non sprofonda mai, anzi; ne segna 25 in quarto, e quasi 50 in due, per poi quasi inevitabilmente, alleggerire l’ondata nel terzo quarto. Non sprofonda dicevamo, perché appunto c’è ancora vita sulla tripla di Tinkle ad un minuto dal gong per il -2. Da li il finale in volata che condanna la truppa di coach Galbiati.
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