da Manila, Filippine – Italia-Stati Uniti è una partita decisamente particolare per Riccardo Fois, dal 2017 nello staff tecnico azzurro ma già in possesso di diverse esperienze importanti negli Stati Uniti tra NBA (ai Phoenix Suns) e NCAA, ad esempio adesso con gli Arizona Wildcats. Queste le sue parole ai media italiani a Manila nella vigilia del Quarto di finale dei Mondiali 2023: “Sicuramente è una sensazione diversa, anche perché ci sono tante persone che conosco nel loro staff e in campo con cui ho lavorato, condividendo tanti momenti. C’è sempre un’emozione maggiore da quel punto di vista, ma al di là delle considerazioni personali che contano il giusto, è una grande opportunità per il basket italiano. Ci cimentiamo contro una squadra di altissimo livello, che ha perso contro la Lituania ma che ha giocatori che saranno All-Star e Hall of Famer. Abbiamo l’opportunità di far vedere il nostro basket, che poi è quello che stiamo facendo da due anni a questa parte, contro una delle migliori squadre al mondo; la migliore quando giocano con un certo livello di concentrazione. Quale miglior sfida per crescere?”
Ancora Fois: “Secondo me è difficile allenarla nel senso stretto della parola. Sul campo alleniamo a giocare questo tipo di partite, e giocare le partite è l’allenamento stesso. Quando parliamo di un ciclo, squadre come la Spagna, la Francia che hanno dominato il basket mondiale ed europeo negli ultimi anni, si tratta di squadre che anno dopo anno hanno fatto questo tipo di partite in queste competizioni così profonde: quarti di finale, semifinali e finali. Questa è una cosa che non puoi allenare, e non c’è nulla che possa simulare quella che è una partita contro gli Stati Uniti, così come non puoi simulare una situazione in cui nell’ultimo quarto si mettono a pressare mettendoti le mani addosso”.
I giocatori da tenere d’occhio per gestire il match: “Anthony Edwards sta facendo un Mondiale pazzesco, quindi mi sembrerebbe banale dirlo. A parte lui, ci sono due giocatori chiave. Il primo è Jalen Brunson, perché ha giocato tutte le nazionali giovanili con gli Stati Uniti, ha vinto il Mondiale, è un giocatore che si basa sui fondamentali ed è quello che permette loro di giocare in un determinato modo. Ho sentito le sue parole dopo la partita e si è preso tutta la responsabilità per come l’hanno approcciata, di non aver settato subito il ritmo. L’altro è Jaren Jackson Jr., visto che con la Lituania hanno vinto di 20 punti quando lui era in campo: è un giocatore chiave, in quanto l’unico vero 5 con esperienza che hanno al di là di Walker Kessler”.
Differenze di taglia e stile di gioco: “Il bello del Mondiale è che ci sono tanti stili. C’è quello di Canada e USA, un po’ più individuale; c’è quello della Lituania, ossia quello della continuità, di una squadra che si muove e gioca tanto sfruttando ognuno dei giocatori in campo. Un comune denominatore delle squadre arrivate a questo punto è la continuità e la taglia fisica. Squadre come Lituania, Germania e tutte quelle che sono arrivate a questo punto hanno lunghi, atleti e grande stazza. Al di là di Canada e Stati Uniti, hanno una grandissima continuità anno dopo anno nell’avere gli stessi giocatori. Positional size. Alla fine, è una delle cose che Sasha Djordjevic ci ha detto quando abbiamo giocato con la Cina: noi siamo grandi, perché quando giochiamo con Pajola, Tonut e a volte con Fontecchio da 2 e Datome da 3, o Tonut-Fontecchio, abbiamo delle guardie di grande taglia, che è quello che è successo tra Lituania e Stati Uniti. Secondo me avevano vantaggio di taglia e fisicità in tutte le posizioni. Nel basket moderno, si tratta di una cosa che conta. Occupi il campo meglio, domini a rimbalzo, ti aiuta difensivamente ad occupare lo spazio. Questo è uno dei vantaggi che abbiamo, oltre al fatto che la taglia in centimetri ha il valore che ha. Il modo in cui giocano le squadre, parlando di taglia, è un modo imponente di giocare a pallacanestro, come fanno Lituania, Germania, il Canada o la Serbia, come abbiamo visto”.
L’importanza di una sfida come quella di oggi: “Ci pensi sempre. Speravamo di affrontarli in finale, magari più che al quarto di finale, soprattutto vincendo il girone. Penso che sia una cosa bellissima, non solo per me ma per tutti i nostri ragazzi. Ci sono degli intrecci, ex compagni di Nik e Simone, compagni di Gigi. Per me, sarà un’emozione incredibile rivedere Bridges, Cam Johnson, coach Few e Steve Kerr, che è un Arizona Wildcat e quindi famiglia in questo momento. Penso che sia il bello di queste competizioni”.
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