EuroLeague, il Punto di Sportando | Un calendario internazionale insostenibile

EuroLeague, il Punto di Sportando | Un calendario internazionale insostenibile

Le parole di Ergin Ataman rilanciano il dibattito. Ma, al momento, la FIBA non si muove di un passo, mentre EuroLeague è senza guida

Il basket europeo si avvicina alla rassegna continentale per nazionali, il suo evento per eccellenza, intanto le sue molteplici incertezze restano sul tavolo, contraddizioni e storture tipiche di uno scontro senza fine, ed oggi senza soluzione.

Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato delle tensioni di Grecia-Turchia a Oaka, dell’espulsione di Ergin Ataman e dell’intervento “moderante” di Dimitris Itoudis. Ma è successo anche altro. Lo sfogo del ct della Turchia arriva nella settimana delle parole di Andreas Zagklis, segretario generale FIBA. Partiamo col racconto.

Lo sfogo di Ergin Ataman

Dopo un pausa di poco più di un lustro, da alcuni mesi Ergin Ataman, due volte vincitore in carica di EuroLeague, è tornato ct della Turchia. Non è il primo, nè l’unico coach della massima competizione continentale a reggere il doppio incarico, contraddizione manifesta della “guerra” che da anni spacca il basket europeo: Fiba vs EuroLeague.

Oggi Dimitris Itoudis, coach del Fenerbahce, è anche ct della Grecia, in passato il suo predecessore Igor Kokoskov guidò la Serbia fino al fallimento di Belgrado. Ma la lista non si ferma qui.

Evidentemente, Ataman ora vive sulla sua pelle le contraddizioni del calendario internazionale, con finestre FIBA “evase” da giocatori NBA e EuroLeague, con inevitabili tensioni, come capitato in Italia con il presidente FIP Gianni Petrucci.

Queste le sue parole dopo Grecia-Turchia a Oaka: «Abbiamo affrontato la Slovenia in Turchia, è stata una grande partita davanti a un palazzetto gremito. Poi ho visto la partita Serbia-Slovenia, un’altra grande partita. FIBA ed EuroLeague devono trovare una soluzione ai loro problemi. Questo vale anche per le partite internazionali che giocheremo durante la stagione. Sì, forse i giocatori NBA non hanno la possibilità di venire in nazionale durante la stagione regolare, ma almeno i giocatori e gli allenatori di EuroLeague devono poter partecipare alle partite».

Un calendario insostenibile

«Buongiorno Ergin» il messaggio che è circolato subito tra giocatori, coach e dirigenti europei. Una reazione ironica ad un problema noto da tempo d’altronde, anche se qualcuno potrebbe parlare di «convenienza». Ovvero: Ataman affronta il problema solo ora, che il problema è anche suo.

Ma in questi casi conta il concetto finale: un’altra voce si leva contro il calendario internazionale, che chiederebbe a giocatori da 80 gare l’anno con i club un extra sforzo da dedicare alle nazionali. A stagione in corso. Il primo a «parlare» del problema, lo ricordiamo, fu Ettore Messina nella famosa “lettera ai potenti del basket”.

Da allora, in tanti hanno sollevato la questione, ma sempre ad intermittenza, senza uno sviluppo di analisi. Ataman, amico da lunga data del coach di Olimpia Milano, può allora essere importante cassa di risonanza in un paese chiave del gioco.

Lo sanno i giocatori, che da tempo valutano alternative: una prima mediazione passerebbe per un’EuroLeague a 16 squadre (ora sono 18) e il taglio di una finestra FIBA.

Poco? Attenzione. Sarebbe il primo assoluto passo di dialogo tra EuroLeague e FIBA. «Io rinuncio a questo, tu a quello». Non ci sarebbero i giocatori NBA ovviamente, ma il disgelo diventerebbe realtà. E il futuro sarebbe più radioso.

Le parole del sottosegretario FIBA

Però bisogna anche contestualizzare. Da mesi la “risicata” maggioranza dei club fondatori di EuroLeague ha sfiduciato Jordi Bertomeu. La democrazia, si sa, ha il merito di premiare sempre la maggioranza, ma quando il vantaggio è di un club, peraltro fuori dalle competizioni a tempo indeterminato, avere potere d’azione è utopia se le parti si assiepano nel muro contro muro.

Così, attualmente, non esiste ufficialmente un successore di Jordi Bertomeu, con Dejan Bodiroga in ghiaccio così come il suo CEO, in una nuova governance con un presidente rappresentante (la guardia serba appunto) e un massimo dirigente esperto di marketing, comunicazione, media e quant’altro.

Su questo gioca la FIBA, basti leggere l’istituzionalissima intervista concessa a Eurohoops dal sottosegretario generale Andreas Zagklis: «Sapete che siamo stati molto aperti alla discussione e siamo stati molto chiari su cosa la famiglia mondiale del basket, non solo la FIBA, i club che non partecipano all’EuroLeague, i campionati nazionali e le federazioni nazionali vogliono da queste discussioni».

«Serve il rispetto del calendario delle nazionali, serve avere un regolamento unificato e non far giocare i club con valutazioni diverse il giovedì e la domenica. E non c’è dubbio che vogliamo una migliore struttura delle competizioni per club in Europa».

Prima osservazione. All’inizio dello scorso decennio fu la FIBA ad invadere il calendario dei club con le finestre, rompendo uno storico patto: ottobre-giugno per i club, l’estate per le Nazionali.

E Zagklis continua a spingere sulla centralità delle finestre: «Penso che quest’ultimo punto sia un punto su cui siamo pronti a sederci e probabilmente a negoziare, ma i primi due punti sono elementi fondamentali per l’intero ecosistema. Non è mia posizione commentare discussioni interne in un’altra organizzazione e dobbiamo stare molto attenti a non essere irrispettosi nei confronti di qualsiasi persona o organizzazione. Questa è sempre stata la posizione della FIBA. Posso dirti che ciò che descrivi come l’incertezza non ha aiutato (la sfiducia a Bertomeu, ndr), ha ulteriormente ritardato gli sforzi per far evolvere ulteriormente l’iniziativa che la FIBA ha preso lo scorso anno e portare tutti allo stesso tavolo».

Il sottosegretario FIBA, insomma, gioca sul vuoto di potere di EuroLeague. Per la sua organizzazione, un regalo ben accetto: «Una volta che i club mi indicano la persona o le persone con cui possiamo discutere e ho qualcuno dall’altra parte del tavolo con cui possiamo avere una stretta di mano solida e forte, la FIBA, io stesso e i miei colleghi a livello mondiale ed europeo saremo i primi a prendere parte a una discussione del genere».

Conclusioni odierne

Personalità illustri del basket europeo osservano l’insostenibilità del calendario internazionale tendendo la mano verso una mediazione. La FIBA si dice disponibile, ma senza toccare il calendario delle Nazionali, fiutando le difficoltà politiche di EuroLeague.

Altro che mediazione, qui c’è qualcuno che si sente Golia, mentre Davie ha smarrito la fionda.