Ettore Messina: I coach non guardano i passaporti, solo a chi è più funzionale alla vittoria

Ettore Messina: I coach non guardano i passaporti, solo a chi è più funzionale alla vittoria

Ettore Messina ospite di Andrea Barocci sul Corriere dello Sport per parlare di regolamentazione italiani

Ettore Messina ospite di Andrea Barocci sul Corriere dello Sport per parlare di regolamentazione italiani. Ecco alcune sue dichiarazioni.

«Gli italiani bravi giocherebbero lo stesso diminuendo la quota minima? Ovviamente sì».

«Il discorso degli italiani si ricollega anche in forma molto diretta alla riforma dei campionati. Il numero dei nostri ragazzi validi o competitivi in A sarebbe meno un problema se avessimo 14 squadre invece che 16. E così via… Se ci fosse un campionato dove effettivamente i 18-22enni potessero andare in campo lì, apposta, allora tutto questo discorso non avrebbe ragione di esistere. La questione non è solo sul numero di italiani che devono giocare in A, è un tema legato alla riorganizzazione dei campionati professionistici e non».

«I club chiedono un mercato “libero” perché, essendoci una regola protettiva, gli stipendi degli italiani diventano più alti. L’italiano valido è stato ritenuto una risorsa scarsa e di conseguenza ha aumentato il suo valore di mercato. A fronte di uno straniero di qualsiasi provenienza».

«I coach mandano in campo quelli che sono più utili o funzionali per vincere una gara. Posso garantire che i tecnici non guardano né il passaporto né il colore della pelle, ma solo chi è più bravo o meno bravo».

«Non so in questo caso, però di solito la concorrenza porta un miglioramento in ogni attività. Se devi giocartela con avversari più forti per venire fuori, questo ti spinge a fare di tutto per fare un salto di qualità».