Doc Rivers, ormai ex coach dei Philadelphia 76ers, di recente ha parlato con Bill Simmons dei problemi incontrati nell’allenare James Harden.
“È stata una sfida continua…. James è così bravo a giocare in una certa maniera, mentre io credo che sia un altro il modo in cui si debba giocare per vincere. Più passaggi, più movimento di palla e giocatori…. Avrei voluto allenare un Harden più giovane, sarebbe stato più facile per lui adeguarsi a un’altra idea di gioco, diversa ma anche più difficile dal punto di vista fisico, più estenuante…. Sarebbe stato interessante vederlo più coinvolto lontano dalla palla, prendere il passaggio consegnato e attaccare il canestro”.
“Nella prima metà della regular season a volte ho pensato che la nostra fosse la squadra migliore della lega. James stava giocando una pallacanestro perfetta, era il playmaker della squadra. Continuava a segnare, ma con molto più playmaking. Poi, nella secondo parte, ha iniziato a segnare di più, a cercare di segnare di più, e il nostro attacco è diventato sempre più stagnante”.
“James è uno dei migliori giocatori della storia dal punto di vista individuale, in grado di gestire il gioco e di segnare a piacimento, ma al suo modo e al suo ritmo. Questo però ti permette anche di attaccarlo, sai sempre dove trovarlo e dove trovare la palla…..
E così nei playoff, quando le squadre pianificano e fanno aggiustamenti in ogni partita, studiano ogni raddoppio e lavorano per togliergli palla, rendendo tutto più difficile.”
“Un gameplan del genere è più semplice da eseguire contro James che contro altre star. Come si fa a togliere Steph Curry da una partita? Lui corre, si muove sempre, è molto più difficile…
Credo che questo aspetto sia diventato la kryptonite di James…. Non credo a chi dice che Harden a volte decide di mollare o cose simili, penso solo che le squadre ora lo mettono di più in difficoltà perché sanno sempre dove trovarlo”.
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