La preseason, a volte, può risultare fuorviante o comunque non trasmettere esattamente quelli che possono essere i veri valori dei singoli o delle squadre. Le assenze, i carichi di lavoro, la ricerca della giusta chimica e dell’equilibrio in campo, molteplici fattori che possono comunque indirizzare il giudizio.
La Dinamo ha vinto il torneo di Cagliari battendo due squadre di Eurolega ma non deve essere assolutamente il risultato l’aspetto più positivo. Il successo serve solo a lavorare meglio in un momento delicato visti gli infortuni durante il periodo più importante della stagione, quello dove costruisci il vissuto in allenamento, visto che campionato e coppa compresi i viaggi, tolgono molto in termini energie fisiche e mentali.
Quello che però i soldi non possono comprare o non possono fare la differenza è l’atteggiamento, la mentalità, l’essere squadra, il non mollare mai, la ricerca continua del compagno o dell’aiuto, queste sono cose che hai dentro, che hai come gruppo, che costruisci con il coach, i compagni e l’ambiente. Sassari ha dato un grandissimo segnale in questa direzione, senza quattro giocatori, due del quintetto e due dalla panchina, è riuscita a rimontare due volte squadre come Panathinaikos e Milano. È vero che il Pana non è stata mostruosa negli ultimi anni in Europa ma ha fatto un mercato molto importante (oltre che pagare 2-3 assenze importanti, vedi Grigonis o Papagiannis) e ha voglia di tornare protagonista. Il Banco è molto distante dal budget greco o da quello di Milano e aveva tutte le giustificazioni del caso per mollare o comunque per venire schiacciata dalla fisicità e dai roster profondi delle due compagini di Eurolega, viste le assenze e visto lo sforzo profuso in semifinale.
Invece è rimasta lì, ha sofferto, ha provato quintetti atipici, ha trovato risorse anche da Chessa, Raspino e Gandini che hanno fatto in maniera egregia il loro lavoro, ma soprattutto è rimasta unita, ha combattuto anche senza lucidità, ha lottato pur con le gambe pesanti, ha rimontato 14 punti al Pana e 16 a Milano, che sembrava sulla via di una finale in carrozza. Questo è il vero significato del torneo di Cagliari, il trofeo fa piacere, il pubblico è stato fantastico, ha trascinato i ragazzi, ma il vero prezioso segnale, è quello della compattezza e dell’inserimento nel gruppo dei nuovi. Dowe, che sta entrando in condizione, ha giocato tantissimo per via dell’assenza di Robinson, si è calato perfettamente nella parte pur andando in debito di ossigeno, stesso discorso per Onuaku che nel corso della due giorni ha offerto sprazzi di dominio all’interno dell’area, mettendo in mostra tutto il suo repertorio variegato dal punto di vista tecnica. La sua connessione alla squadra sarà una delle chiavi della stagione della Dinamo, che deve riuscire a recuperare qualche pezzo per presentarsi in Francia a giocare un torneo che rappresenta l’ultimo test prima della Supercoppa con Tortona all’orizzonte. I piemontesi sono già in grande condizione, hanno dominato il torneo Ferrari a Brescia e hanno un roster di primissimo livello, ma sanno anche che di fronte si troveranno una squadra che farà di tutto per vincere, quella è una cosa che non si compra.
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