Devecchi: “Buongiorno a tutti, prima di tutto grazie a tutti per essere venuti. Abbiamo deciso insieme alla società e all’ufficio stampa di organizzare questa conferenza a due giornate dal termine della regular season, due giornate che il destino ha voluto che non fossero due partite qualunque per me. Domenica affronteremo Reggio Emilia che ci ha fatto provare l’emozione più forte in questi anni, siamo riusciti ad alzare lo Scudetto, la coppa alzata dall’ex capitano Vanuzzo. L’ultima sarà Milano, ci sono sempre state tante battaglie però per me è ancora più particolare perchè proprio vent’anni fa, nell’aprile 2003 io ho esordito con la maglia di Milano. Saranno dunque due partite molto importanti per me e mi sembrava la situazione giusta per annunciare il mio ritiro a fine stagione.
Dopo più di 30 anni con la palla a spicchi tra le mani, 17 dei quali in maglia biancoblu mi sembra giusto, ho preso questa scelta con il sorriso sulle labbra. È qualcosa di particolare, è un viaggio che è iniziato appunto 30 anni fa ma che mi ha portato qua a Sassari nel 2006 e mai avrei immaginato di poter raggiungere tanti risultati e tante soddisfazioni soprattutto con questa maglia. Una volta arrivato a Sassari posso dire di essere arrivato al top in Italia e anche in Europa, abbiamo giocato tutte le competizioni europee, schiacciata compresa (ride). Sono state tante stagioni importanti, lunghissime, piene di vittorie e sconfitte e tanto sudore, più vittorie che sconfitte per fortuna. Volevo semplicemente ringraziare, chiedo già scusa in anticipo se dimenticherò qualcuno ma mi prenderà un po’ l’emozione perchè è un momento un po’ particolare.
Volevo ringraziare tutti i miei compagni che ho avuto in questi anni, compagni di squadra e allenatori, che mi hanno insegnato tanto e mi hanno fatto diventare il giocatore che sono diventato. Ringrazio tutti quelli che hanno fatto parte di questa splendida famiglia di cui ho avuto l’onore di esserne parte in questi 17 anni, tutti quelli che hanno iniziato il percorso e ancora fanno parte di questa famiglia e quelli che ci sono stati anche solo di passaggio. Vi ringrazio di cuore.
Ringrazio la famiglia Mele che mi ha portato su questa terra fantastica e mi ha fatto conoscere questa città e queste persone che ormai sono entrate nel mio cuore, cioè tutti voi sardi.
Ringrazio Stefano Sardara che per me è stato più di un presidente, abbiamo fatto un bellissimo percorso insieme che continueremo a fare, lo ringrazio perché mi ha fatto raggiungere i sogni che tutti i bambini hanno, quello di poter giocare in serie A e giocare in Europa, alzando coppe importanti e scrivendo la storia della pallacanestro sarda e italiana e per questo te ne sarò per sempre grato.
Ultimo ma non ultimo, ringrazio la mia famiglia, li saluto perchè sono a casa che mi stanno guardando. Per 30 anni mi hanno supportato e sopportato, mi hanno dato la colonna vertebrale per affrontare questo bellissimo viaggio.
Sono sogni che i bambini fanno da piccoli, io stesso da piccolo guardavo i campioni alla tv giocare in serie A vincere Scudetti e Coppe e questo è il sogno che si è realizzato nel migliore dei modi.
Sono veramente grato a tutti, grazie!”
Dopo i playoff cosa farai?
“Con Stefano abbiamo le idee chiarissime e non da oggi, ne abbiamo già parlato negli ultimi mesi, perchè questa è stata una scelta pensata, altro aneddoto simpatico è che la prima persona con la quale ne ho parlato è stato proprio Stefano ed eravamo a Reggio Emilia alla partita di andata e siamo andati sull’argomento senza volervo con naturalezza.
Abbiamo le idee chiarissime per scelta mia e per scelta nostra e per rispetto di questa stagione che non è ancora finita. Concentriamoci su questo finale di campionato e poi ovviamente ne parleremo più approfonditamente”
Resterai a Sassari?
“Sì, a Sassari ho preso casa, sono sassarese, è diventata ormai casa mia. Fino a qualche anno fa ancora lo era al 90%, ma ormai è casa, ho una compagna che è di qua quindi rimarrò qua. Poi la mia seconda pelle è biancoblu.”
Ti senti l’ultima bandiera?
“Io ho avuto la fortuna di fare tantissimi anni sempre nello stesso club, penso che sia sempre più raro nello sport. Non mi sento l’ultima bandiera, sono onorato di essere considerato tale ma sicuramente ci saranno altri giocatori e atleti che lo diventeranno e lo sono in questo momento. Io sono un po’ un romanticone sotto questo punto di vista e credo che siano belle storie che fanno bene allo sport. Poter far parte di un club per tanto tempo va al di là della prestazione sportiva. Qua abbiamo sempre fatto, specialmente Stefano, modello e slogan di questo club Ca Semus Prus De Unu Giogu che rappresenta benissimo la bandiera, è qualcosa che va al di là della prestazione fisica e atletica all’interno del rettangolo di gioco ma è tutto un mondo che c’è intorno che va coltivato e che va oltre allo sportivo.”
Lasci per stanchezza mentale e fisica o c’è qualche altro motivo?
“Credo che sicuramente non ho più il fisico di qualche anno fa, mi sono sempre ripromesso che alle prime difficoltà fisiche…”
Sardara: “Posso dirlo io? Dieci anni fa Jack mi disse “Io smetterò quando sto ancora correndo” e lui ha deciso di smettere quando stava ancora correndo, è così che funziona e l’ha fatto in maniera giusta. Ricordo anche che il contratto che ancora ci lega di cinque anni fa è della durata di sette anni, quando abbiamo stipulato quel contratto Jack non pensava ancora di smettere, ma avevamo già previsto nel contratto ed è previsto tutt’ora che l’accordo sarebbe andato avanti come giocatore e come dirigente”
Qual è l’emozione più forte che ti porti dentro della tua carriera?
“Sicuramente vincere uno scudetto, il momento della sirena è una scarica di emozioni e di adrenalina incredibile. È un sogno che si è realizzato, diventare campioni d’Italia è qualcosa di unico”
Ha un rimpianto?
“Sicuramente il sogno di un atleta è giocare un’Olimpiade o comunque vestire la maglia della nazionale. Io non ne ho avuto la possibilità, forse non me la meritavo neanche, ma da fine stagione avrò tempo di lavorarci e di conquistarla (ride)”
C’è un momento in cui sei diventato sassarese e hai detto rimango qua?
“Quando facemmo questo contratto qualche anno fa è stato il momento in cui ho detto che la Sardegna è casa mia, perchè sapevo che la mia carriera sarebbe finita con quel contratto e con i colori biancoblu”
Ha già in mente con chi sostituirlo?
Sardara: “Sì, ma non posso dire nulla, prima di tutto perché abbiamo ancora un capitano però devo dire che oggi abbiamo due capitani che insieme contano il secondo club in Italia negli ultimi 10 anni con più titoli vinti. La mia sfortuna è che non ho mai trovato un capitano con un briciolo di cervello, questa è una cosa che mi porterò dietro, speriamo nel prossimo anche se non la vedo bene (ride).
Vestire la maglia di capitano per la Dinamo non è facile perché per noi la parte di gioco è importante perché è il motore di tutto il movimento ma in realtà se tu ti identifichi soltanto per i risultati da noi fai ben poco. Noi facciamo tanto altro per cui c’è chi gioca in campo e chi fuori dal campo, i giocatori della Dinamo che giocano fuori dal campo ce ne sono tantissimi per realizzare quello che stiamo facendo in questo momento che è una cosa molto importante. Giochi in campo, giochi fuori non è importante, vestire i colori del capitano rappresenta una responsabilità che chi la decide di assumere deve essere un esempio. Voi avete visto quello che Jack ha fatto sul campo ma ha fatto tantissimo fuori dal campo in questi anni, per le iniziative che abbiamo fatto per l’esempio educativo per i ragazzi. Il nostro mondo non è fatto solo di pallacanestro.”
La maglia verrà ritirata?
Sardara: “Ne discuteremo con Jack, avrebbe un senso ma ne parleremo meglio”
Devecchi: “Vi ringrazio di cuore, grazie tante, grazie a tutti!”
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