Alcuni estratti della lunga chiacchierata di Danilo Gallinari con Hoopshype.
“Oltre ai pesi faccio Yoga, pilates e MMA, sono le tre cose che faccio di più. Ho un team che mi segue, un trainer per MMA e Yoga, e poi Steve Hess. Quando ho un po’ di tempo gioco a golf”
Sull’etichetta di injury-prone che molti gli hanno attaccato.
“Non capisco perché lo fanno. Onestamente, un grosso problema è stato quando sono arrivato per la prima volta in NBA da rookie. Ho subito un intervento chirurgico alla schiena, è stato un grosso infortunio. Quando vieni dall’Europa e devi dimostrare subito chi sei, ti infortuni e ti metti quello stereotipo sulle spalle. Quello fu l’inizio. Ma onestamente, nella mia carriera, ho avuto piccoli infortuni che hanno tutti. Ho avuto solo due grossi infortuni, il mio primo anno alla schiena e l’ACL nel 2013, quando ero a Denver. Onestamente non capisco perché ho questa etichetta di injury-prone sulle spalle, ma non è vero. Non sono i fatti. I fatti sono diversi. Sto molto bene e ho giocato stagioni senza problemi in quasi tutte le partite. Quando non ho giocato nelle ultime stagioni era perché la squadra voleva farmi riposare, non per gli infortuni…”
Se si sente sottovalutato.
“Forse si, se ci penso sono un po’ sottovalutato. Credo sia una percezione dei fan più che altro, ma so che gli addetti ai lavori, dai coach agli statistici, conoscono il mio valore e sanno cosa ho fatto sera dopo sera negli ultimi 12-13 anni”
Su Mike D’Antoni.
“Per me è stato fondamentale nella transizione dall’Europa alla NBA. Ha il suo stile di gioco entusiasmante, e lo utilizza in qualsiasi team vada. Se sei un buon tiratore da tre giocare per lui è magnifico… In questa NBA D’Antoni deve avere una squadra…. Il modo in cui allena e il modo in cui si approccia al basket, penso che l’NBA e il basket abbiano bisogno di lui. È fantastico averlo come allenatore. Penso che troverà sicuramente un posto”
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