Dan Shamir, nuovo assistente di Ettore Messina in Olimpia Milano, si è raccontato in una lunga intervista concessa al sito israeliano Walla. Ecco alcuni passaggi.
“החלטנו לחזור לישראל, ואז מסינה שלח הודעה. התוכניות השתנו”
החיים תחת מדיניות הקורונה הנוקשה בניו זילנד * הילדים שלא ראו את הבית במשך שלוש שנים * החזרה למשבצת עוזר המאמן * הטראומה מנס מילאנו * והצפייה מרחוק באליפות של הפועל חולון
עכשיו ב-@WallaSport: דן שמיר בראיון בלעדי >> pic.twitter.com/GrOVJZvzoW
— Arale Weisberg 🇮🇱 (@Aralos10) July 26, 2022
SULLA CHIAMATA DI MESSINA
«Alla fine della scorsa stagione ho deciso, insieme alla mia famiglia, che era tempo di tornare in Israele (Shamir era capo allenatore in Nuova Zelanda, ndr). Ci siamo salutati con il club, e il giorno dopo, quando mi sono svegliato, ho lasciato il cellulare sul letto. Poco dopo, mia moglie me lo portò dicendomi: “hai un messaggio di Messina. Credo di conoscere il motivo”».
SULLA DECISIONE SUCCESSIVA
«Non avevamo pianificato un nuovo trasferimento. Ma mia moglie sa cosa voglia dire ricevere un’offerta da Messina, soprattutto in questo momento. I bambini ne hanno già affrontate così tante per me, che erano pronti all’arrivo di un nuovo tornado. Ognuno di loro ha reagito in un modo diverso, ma sappiamo tutti di stare per entrare in una nuova fase, interessante e sfidante».
NB. La famiglia resterà in Israele.
SUL RUOLO DI ASSISTENTE
«Non mi dispiace tornare ad essere assistente dopo pochi anni, soprattutto se di una persona e di un coach come Ettore. E’ sfidante, sei ad alto livello, e questo per me è importante. Posso imparare ed essere esposto a cose nuove. Non ho nessuna sottovalutazione per questo incarico. Sono stato capo allenatore per 14 stagioni e assistente per otto. Il mio ego non ne esce di certo ferito».
SU ETTORE MESSINA
«Non tutti hanno l’opportunità di tornare dall’Australia e firmare in un top club di EuroLeague. La stagione con Ettore al Cska mi ha influenzato molto, è stata importante, ma non mi ha stancato. Alla fine della stagione lui andò a San Antonio, ma se avessi potuto continuare a lavorare con lui, lo avrei fatto. Speravo un giorno di tornare a farlo. Ed è la cosa più importante cui ho pensato quando mi ha chiamato».
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