Non tutti sanno che una prima idea di parziale autonomia dalla Fiba (che a quel tempo e sino al 2000 organizzava le competizioni europee per club) e che avrebbe portato alla attuale Euroleague (primo esempio di una lega europea autonoma direttamente organizzata da club), iniziò a farsi strada proprio da un incontro (oggi lo chiameremmo workshop) tra le due leghe europee di Italia e Spagna: la ACB, la lega dei club spagnoli che era stata rifondata nel 1982, faticava a muovere i primi passi mentre la consorella italiana, sotto la guida di Gianni De Michelis, costituiva un modello, ponendosi solo al di sotto della NBA come prima lega europea di riferimento per modello di organizzazione. Era il 1987 e da quel primo incontro, quattro anni dopo, sarebbe poi nata la ULEB, la Unione delle Leghe Europee di basket che nel 2001 sarebbe stata poi la fondatrice della attuale Eurolegue.
“Era il 1987 – ricorda Alessandro Crovetti (a destra con il Presidente De Michelis), a quel tempo responsabile dell’Ufficio stampa della Lega Basket di cui sarebbe poi diventato coordinatore e segretario generale – e Claudio Coccia, a quel tempo nostro consulente, ci disse che i rappresentanti della lega spagnola avrebbero voluto incontrarci per un confronto sui rispettivi modelli e studiare il nostro lavoro. Salirono a Bologna Eduardo Portela, presidente della ACB (di cui è attualmente presidente onorario), il segretario generale Josè Vendrell e Jordi Bertomeu che era il consulente legale della ACB e sarebbe poi diventato il presidente e CEO di Euroleague. Fu un confronto prolifico e durò alcuni giorni: gli illustrammo tutti i nostri Regolamenti e statuti, il modo in cui organizzavamo la nostre manifestazioni, in poche parole il modello che ci aveva portato unanimi apprezzamenti sino a vedere una nostra squadra, la Tracer Milano, unica rappresentante di una lega europea, a partecipare nel 1987 al primo, storico Mc’ Donald’s Open a Milwaukee con i Bucks e la nazionale sovietica. Di quei giorni ricordo soprattutto un principio che Porelli, a quel tempo vicepresidente vicario della Lega, spiegò bene a Portela in una importante premessa: per rendere la sua ACB una lega forte in un mercato come quello spagnolo, dominato da sempre da Real Madrid e Barcellona, sarebbe stato importante anzitutto mettere attorno a un tavolo questi due grandi club insieme alla ACB e far capire che di uno sviluppo complessivo dell’intero sistema avrebbero beneficiato loro e tutto il movimento e che solo chiarito quel’aspetto una Lega in Spagna avrebbe continuato ad avere senso. Quel primo incontro e lo studio di progetti e regole comuni a più leghe europee si inserirono perfettamente poi nella visione globale di De Michelis di aprire sempre più gli orizzonti europei e mondiali del basket, facendo al contempo capire alla Federazione internazionale, dominata a quel tempo da un colosso come Boris Stankovic, che le leghe intendevano quantomeno partecipare alla discussione su alcuni temi, a partire ad esempio dai calendari europei dove i club iniziavano a reclamare maggiori spazi”.
Dopo alcuni anni di incontri, si arriva così al febbraio del 1991 quando alla Casina Valadier di Roma si decise di costituire la ULEB sotto la presidenza d Gianluigi Porelli con iniziale partecipazione delle leghe di Italia e Spagna e a cui si sarebbe unita dopo poco la Francia e successivamente la Grecia, un movimento in forte espansione grazie ai successi della Nazionale.
“Nacquero subito alcune iniziative comuni – ricorda Crovetti – che dovevano dare il senso a quella nuova organizzazione: anzitutto due Al Star Game Italia-Spagna, il primo a Roma e il secondo a Madrid poi un terzo a Valencia aperto anche alla Francia. Stabilendo alcune regole comuni, ad esempio il diritto di prelazione che una squadra di una lega dell’ULEB poteva esercitare su un giocatore per offrirgli un rinnovo di contratto. Ancora, riuscimmo a far accettare alla Nba che venissero riconosciuti i contratti firmati da giocatori americani con squadre di leghe appartenenti alla ULEB ed evitare che giocatori americani potessero firmare a stagione in corso contratti con club di NBA, lasciando il club europeo senza alcun indennizzo: questo fu possibile grazie anche al rapporto personale tra Toto Bulgheroni e David Stern. Parallelamente iniziammo a mostrare la volontà delle leghe europee di partecipare alla discussione sui grandi temi, aprendo una interlocuzione con le istituzioni che sino a quel momento non era esistita sulle regole e le date dei campionati nazionali. sedendosi al tavolo con le grandi potenze come Fiba ed Nba.”
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