Quando Adolfo Bogoncelli si presentò ai Bagni Ausonia di Trieste insieme all’amico Albino Bocciai, ex giocatore anche della Virtus Bologna, ex nazionale, ma triestino, per convincere sette giocatori locali a sposare il suo progetto, quello di militare nella Triestina Milano, per promuovere la città nel dopo guerra e superare le ipotetiche difficoltà a svolgere la stessa attività a Trieste, aveva ben chiaro in mente che per portarli in Lombardia non avrebbe dovuto spendere troppo tempo parlando con tutti. Sarebbe bastato convincerne uno. Il leader del gruppo. Cesare Rubini.
Il 2 novembre 2023, Rubini avrebbe compiuto 100 anni. Nella storia dell’Olimpia solo Bogoncelli può rivendicare un ruolo altrettanto importante. Bogoncelli fondò la Triestina Milano, la trasferì a Como e infine la fuse con il Dopolavoro Borletti. Sarebbe stato il Presidente e il proprietario di 15 scudetti. Ma per realizzare il suo sogno, Bogoncelli aveva bisogno di convincere Rubini. Senza Rubini non ce l’avrebbe fatta. A cominciare e poi a trasformare il suo progetto in una storia leggendaria.
Rubini era nato in via Torretta a Rena Vecia, Trieste, poi con i genitori si spostò a Roiano. Nel 1994 intervistato dal Piccolo disse: “Non ero uno studente modello, anzi ero a malapena uno studente. Quando bigiavo la scuola, correvo da Roiano a Barcola, per andare a nuotare. Dovunque sia andato in giro per il mondo mi sono portato dentro di me l’odore di Barcola, il profumo del mare e della bora. Uscivo di casa con il costume ma senza l’asciugamano, perché i nostri genitori non si accorgessero di nulla. A 16, 17 anni ho avuto la bicicletta e allora andavo fino a Sistiana. Questo senso di avventura giovanile mi è rimasto sempre dentro”, disse.
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