Cantù: perché il ritorno di Jaime Smith scalda i tifosi

Una storia di amore: quella tra Jaime Smith, 31enne playmaker americano, e Pallacanestro Cantù si può sintetizzare più o meno così.

Una storia di amore: quella tra Jaime Smith, 31enne playmaker americano, e Pallacanestro Cantù si può sintetizzare più o meno così. Il regista nativo dell’Alabama voleva fortemente tornare a vestire i colori biancoblù, e lo ha fatto. Jaime torna così in Italia, dove ha giocato a lungo anche il fratello Joe Troy (perché il basket, negli Smith, è sempre stato di famiglia), vestendo le quattro diverse maglie di Montecatini, Biella, Rieti e Reggio Emilia. Jaime torna nel belpaese perché è dove ha sempre sognato di giocare e, andarsene per tentare l’ambiziosa esperienza europea con il Bandirma, non lo ha mai reso entusiasta del tutto. Non a caso, dopo sei mesi in Turchia, aveva scelto lo scorso marzo di fare ritorno in Sardegna, un’isola felice che lo aveva già coccolato nella stagione 2018-’19, proprio quella successiva all’exploit in terra canturina. Ma nessun posto ha reso felice Jaime quanto Cantù. «Sono elettrizzato di tornare a Cantù – ha detto Smith –, qui ho trovato delle persone davvero speciali, con le quali condivido splendidi ricordi, e non vedo l’ora di rivederle per vivere nuovamente un’esperienza unica».

 

Di Smith – il cui annuncio è arrivato proprio nel giorno del suo 31esimo compleanno – si ricordano principalmente due immagini, che anche lui condivide con fierezza ed emozione: il cosiddetto “bacio di Firenze” e la partita dei record.

 

Il bacio di Firenze è forse l’immagine più bella di Smith con i colori biancoblù. Siamo nel capoluogo della Toscana, al Nelson Mandela Forum per l’esattezza, ed è il 16 febbraio 2018, un venerdì. Un venerdì che passerà alla storia. Cantù, con un look “dark” e i bordi oro sulla divisa, affronta la quotatissima Olimpia Milano nei quarti di finale di Coppa Italia. Una sfida dall’esito già scritto; ma si sa, mai sottovalutare la valenza di un derby, di una gara secca e, soprattutto, l’orgoglio dei canturini. Merce rara. La storia è nota: contro ogni pronostico, la compagine di coach Marco Sodini fa letteralmente a pezzi la corazzata targata Armani. 105 a 87 il finale, con 23 punti e 8 assist di un indomabile Jaime Smith. Smith che, in quella partita, dopo l’ennesimo canestro realizzato, si volta verso la curva biancoblù e la omaggia con un bacio, spontaneo quanto bellissimo. Un gesto di stima e amore – perché, come detto, di storia d’amore si tratta – che resterà per sempre nella storia del club.

 

La seconda immagine degna di nota è legata a un episodio che, in pochissimi, conoscono. Un’immagine manifestatasi nel dietro le quinte, lontano dalle telecamere e dagli occhi di tifosi e giornalisti. È il 16 aprile, due mesi esatti dall’impresa di Firenze, e Cantù affronta nuovamente Milano per il match di ritorno di regular season. L’entusiasmo del pubblico è alle stelle e 6.297 persone occupano gli spalti del “PalaDesio”, che pare esplodere. Record. Record di tutti i tempi per una gara casalinga di Pallacanestro Cantù, mai accompagnata da così tanti spettatori. Ed ecco che, dopo il fischiatissimo ingresso in campo dell’Olimpia, Smith e compagni si accingono a raggiungere il parquet. È l’istante prima che Smith, impaziente per la curiosità, decide di sbirciare le stipate tribune del palazzetto dai fitti nastri del tunnel. La faccia di Smith è tutta un programma. Pare un ragazzino il giorno di Natale, davanti a un mare di regali. D’altronde, un’arena così colma, Jaime, non l’aveva mai vista. Lui che, prima di Cantù, aveva giocato solamente in leghe minori. Portogallo, Svizzera, Belgio e Ucraina, le tappe precedenti che, nonostante il buon livello, non reggono certo il confronto con un derby tra Cantù e Milano, due piazze italiane celebri in tutta Europa.

 

Il grande duello con Milano, quell’anno, si ripeté molte volte. Oltre alle due sfide di stagione regolare e alla battaglia epica in Coppa Italia, infatti, ci furono altre tre partite. Tre sfide di playoff che, però, non lasciarono scampo ai sogni di Smith e compagni. In post season l’Olimpia si prese la rivincita dopo lo scotto di Firenze, stendendo Cantù con un rotondo 3 a 0. Milano poi corse spedita e conquistò meritatamente il tricolore, aggiungendo in bacheca lo scudetto numero ventotto. Ma a Cantù e ai canturini poco importava: il più era stato fatto a febbraio, in quel venerdì magico di Firenze. Perché le imprese più belle ed emozionanti da ricordare sono sempre quelle impossibili. E Cantù – con Smith in campo – quella sera rese possibile l’impossibile. E adesso la storia continua…

Fonte: Ufficio Stampa Pallacanestro Cantù.