Parlando al quotidiano “Il Foglio”, Alessandro Magro ha sottolineato come la Coppa Italia raggiunta in stagione dalla Germani Brescia resterà nella storia: “Fra vent’anni sicuro, Adesso però c’è rammarico”, dei playoff sfumati all’ultima giornata nella gara contro Scafati “che conducevamo pure di 17 punti. Evidentemente David Logan non era d’accordo”.
Il coach esalta le qualità del 40enne che adesso sta concludendo la stagione a Cantù in Serie A2: “Gli avevo già fatto i complimenti quella stessa mattina, perché stava realizzando l’ennesima impresa. Poi gli ho messo addosso i nostri migliori difensori. Ma niente, non siamo riusciti a risolvere il rebus. Eppure, a 50 secondi dalla sirena eravamo ancora a +1, potenziale contropiede e palla in mano: scegliamo di buttarla in tribuna. Episodi che si ripetono. Che decidono le sorti di una stagione”.
È un peccato per la Germani che era in decisa ascesa nella parte finale di regular season: “Affrontare Milano sarebbe stata la ciliegina sulla torta di un’annata movimentata: l’Eurocup onorata fino ad Ankara, la capacità di fare scudo ed emergere dalle difficoltà. Che ci sono state, e non poche. Il rammarico è non aver potuto affrontare questo 2022/23 a pieno organico, con la squadra ideata in estate”.
C’è tempo poi anche per ricordare le sensazioni di quella Coppa Italia: “Sorprendere l’Olimpia al debutto ci ha dato fiducia. Poi Pesaro: la sfida più difficile, tutta la pressione su di noi. E in finale non avevamo niente da perdere. La Virtus è la Virtus. Ma sapevamo di poterci imporre. Vi rivelo un aneddoto: prima della palla a due raccolgo i ragazzi per le ultime indicazioni. Forse loro – tanti avrebbero suggerito così, contro un avversario più forte – si aspettavano di sentirsi dire di restare attaccati al match. Al diavolo: scendiamo in campo e giochiamo da Brescia, cioè senza paura. Un basket di condivisione, del pallone in attacco e degli sforzi in difesa. Mi piace coprire gli spazi insieme, per poi correre in contropiede e attaccare nei primi secondi di possesso. Cavalcando il talento dei singoli. Il valore della Coppa non è soltanto nel trofeo in sé, ma nell’aver eliminato Milano e Bologna. Che per roster, coaching e risorse sono avanti anni luce”.
Qual è il futuro quindi di questa Germani: “Rimanere competitivi. E continuare a essere un polo appetibile per i talenti. Mitrou-Long ieri, Petrucelli e Della Valle oggi: vedere dove sono arrivati fa capire che questa è la strada giusta. Forse in questo biennio siamo stati fin troppo veloci a raggiungere gli obiettivi. Far parte della Mens Sana Siena degli anni d’oro (2006-2014) mi ha insegnato che il difficile non è vincere, ma confermarsi e alzare l’asticella. Qui i presupposti ci sono tutti: siamo testardi, ambiziosi, pronti a imparare dai nostri errori. Servirà del tempo. Ma poter leggere il nome della Leonessa sugli almanacchi non è cosa da tutti i giorni”.
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