Intervistato dal “Corriere della Sera – Brescia”, Miro Bilan ha fatto il punto sull’annata biancoblu: “È ancora presto per dare un giudizio completo. Finora, tutto sta andando veramente bene. Siamo in alto in classifica con la miglior difesa e uno dei migliori attacchi della lega”.
La Germani scenderà in campo lunedì sera sul parquet della Virtus Segafredo Arena: “È un match che vale il primo posto. Vogliamo vincere, non ci basta far bene per strappare un applauso. La Virtus è la squadra che ci ha bastonato in casa in Supercoppa e questo ci ha lasciato un pessimo sapore in bocca che portiamo dentro da tre mesi”.
Bilan ha poi raccontato le differenze nello stile di gioco tra questa Brescia e la Dinamo Sassari in cui ha giocato per un paio di annate: “A Sassari avevo più responsabilità in campo, le rotazioni erano molto più corte. Qua a Brescia il roster è più lungo, con 10 giocatori che possono prendere in mano la squadra in qualsiasi momento della partita”.
Miro è nato a Srebenico, la città croata di Drazen Petrovic, simbolo sempre presente nel Paese: “Ancora oggi in Croazia, chiunque inizi a praticare uno sport lo fa prendendo ad esempio Drazen Petrovic. Per la sua dedizione al lavoro, continua ad influenzare un sacco di ragazzi che vedono in
lui un esempio di sacrificio. Chi nasce a Sebenico cresce nel mito di Petrovic. La sua storia viene tramandata, le sue partite viste in televisione. Ogni anno c’è una commemorazione nell’anniversario della morte. E tutto ciò è una grande fonte di ispirazione, ancor di più per chi gioca a basket. Magari crescendo i modelli cambiano, ma il punto di partenza è sempre Drazen”.
Infine una curiosità: alla fine della partita con Pistoia, si è visto Bilan andare a comprare dei panini per tutta la squadra: “È stato tutto spontaneo. Per non mangiare la solita pizza fredda, abbiamo provato ad ordinare qualcosa da mangiare dopo la partita ma tutti i ristoranti sembravano chiusi. Prima della partita avevo visto questo furgoncino che vendeva panini vicino al palazzetto. Così ho attraversato la strada e ho preso da mangiare per tutti. In Croazia siamo fatti così: se siamo in compagnia, non torniamo mai dai nostri compagni a mani vuote”.
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