Questa è una storia di un padre e un figlio, anzi due figli, due fratelli. Father and Sons. Un po’ come diceva, cantando, Cat Stevens. Jim Baron viene da Brooklyn, dov’è nato nel 1954, e il basket è sempre stato la sua passione. Era una buona guardia, abbastanza bravo da ottenere una borsa di studio a St. Bonaventure, nella zona di Buffalo. Nel suo ultimo anno al college, i Bonnies vinsero l’allora prestigioso NIT. Baron era uomo di modeste statistiche e nessuna possibilità di proseguire la carriera da professionista. Ma aveva il basket nel sangue e assecondò la sua passione diventando un allenatore.
Come allenatore, si sarebbe costruito una carriera di quasi 40 anni, di cui 29 trascorsi da capo allenatore in college di prima divisione, inclusa una manciata di stagioni come assistente a Notre Dame. Venne chiamato a guidare St. Francis che aveva vinto 11 partite su 28 l’anno precedente il suo arrivo. Quattro anni dopo, guidata da Mike Iuzzolino (grande star a Verona in seguito, ma nel 2000/01 a Milano con l’Olimpia), St. Francis vinse la Northeast Conference e si qualificò per il Torneo NCAA. Era il 1991 e Billy era appena nato. La famiglia viveva ad Altoona, in Pennsylvania, un buon posto. Ma Jim era un allenatore in ascesa e St. Francis gli stava stretta. Nel 1992, la sua alma mater, St. Bonaventure, gli offrì di tornare “a casa” da capo allenatore (nel 2000, la stagione migliore, il giocatore di riferimento della squadra era JR Bremer, che a Milano ha giocato due anni) e lui naturalmente accettò. Nel 2001 venne chiamato a risollevare le sorti di Rhode Island, dove sarebbe diventato un’istituzione: tre volte allenatore dell’anno a livello di conference (una quarta volta lo fu a St. Bonaventure), cinque apparizioni al NIT ma soprattutto la soddisfazione personale di aver allenato per quattro stagioni il figlio maggiore Jimmy.
La storia ci riporta qui ad Altoona, dove nel dicembre del 1990, nacque il secondo figlio di Jim Baron, Billy. La sua evoluzione come giocatore seguì le orme di quella del fratello maggiore Jimmy: Bishop Hendricken High School, poi un anno alla Worcester Academy, nel Massachusetts per mettersi in ordine, affrontare il college preparato. Come Jimmy, anche Billy avrebbe dovuto frequentare Rhode Island, avrebbe dovuto giocare per il padre. Ma Billy aveva grandi ambizioni e proposte migliori. Lo chiamarono a Virginia, nella Atlantic Coast Conference. L’allenatore era Tony Bennett, le ambizioni altissime e la concorrenza interna spietata. Tre anni dopo la stessa squadra sarebbe arrivata al numero 3 del ranking con sei futuri giocatori NBA nel roster. Quell’anno era in fase di ricostruzione: Billy giocò tanto all’esordio contro William & Mary, 21 minuti, 5 su 6 da tre, 19 punti. Ne segnò 14 contro USC Upstate. 33 punti in due gare per cominciare la carriera. In realtà, dalla terza partita in avanti, avrebbe giocato poco. Forse avrebbe dovuto essere più paziente, come il suo amico Joe Harris, che adesso è uno dei migliori tiratori della NBA a Brooklyn. In ogni caso, Billy lasciò Virginia e tornò dal padre. Avrebbe giocato per lui a Rhode Island. Father and Son.
Ma non tutte le storie hanno il lieto fine. Rhode Island ebbe una pessima stagione. Billy segnò 13.0 punti per gara, ma a fine anno le vittorie erano state solo sette e le sconfitte 24. Il 3 marzo 2012, Baron segnò 11 punti in una sconfitta esterna a UMass che chiuse la stagione della squadra. La mattina dopo, Billy aveva appuntamento con il padre quando venne raggiunto dalla notizia del suo esonero. Jim Baron aveva vinto 183 partite per i Rams e prima di quella stagione negativa la squadra aveva vinto circa 22 partite di media all’anno per cinque stagioni stabilizzandosi nei piani alti della propria conference. L’esonero fu una notizia terribile. Jim Baron pensava di finire la carriera a Rhode Island, ma in quel momento alla delusione si aggiungeva preoccupazione. Cosa avrebbe dovuto fare Billy un anno dopo aver abbandonato Virginia per essere allenato dal padre?
Billy decise in effetti di cambiare scuola ancora. Sarebbe stata la terza in tre anni, il che l’avrebbe preparato bene per quanto sarebbe successo in Europa anni dopo, quell’Europa in cui cambiare squadra quasi ogni anno è pratica comune. Nel giro di 15 giorni, Jim Baron venne chiamato da Canisius, vicino Buffalo, una sorta di ritorno a casa. Billy non ebbe dubbi: così come aveva lasciato Virginia decise di lasciare Rhode Island e aiutare il padre a finire bene la propria carriera. Per capire cos’era Canisius: nel 2011/12 aveva vinto cinque partite ed era finita ultima nella MAAC (Metro Atlantic Athletic Conference) con un bilancio di 1-17. Nella prima stagione della famiglia Baron, la squadra vinse 20 partite risalendo al quarto posto; nella seconda stagione ne vinse 21 raggiungendo il terzo posto. 17.2 punti e 5.0 assist di media nel primo anno con i Griffs, Billy esplose letteralmente la stagione seguente salendo a 24.1 punti di media (e 5.3 assist). Venne nominato giocatore dell’anno e finì la stagione come quarto realizzatore assoluto di tutta la Division One. Quell’anno aveva il 42.1% da tre.
Nel 2016, Jim Baron si è ritirato come allenatore. Nel frattempo, questa storia è diventata una storia di fratelli. Jimmy Baron, nel frattempo, era diventato uno dei migliori tiratori d’Europa giocando prima a Mersin in Turchia, poi a San Sebastian in Spagna e nel 2013 a Kuban vincendo l’Eurocup dopo una stagione in doppia cifra media e al 44% nel tiro da tre. Avrebbe potuto debuttare in EuroLeague, ma aveva un problema fisico e dovette scendere di un livello, sbarcare in Italia per giocare a Roma. La sua carriera è finita nel 2020 (adesso sta provando a seguire le orme del padre allenando). Ma nel 2015/16, quando Billy era al secondo anno da professionista, i due fratelli giocarono insieme a Charleroi. Un fatto rarissimo, ma tremendamente significativo. Billy ebbe la sua grande stagione, segnando 20.7 punti a partita in Eurocup. Fu così che l’anno dopo andò a Murcia in Spagna, giocando ancora in Eurocup, dove poi si sarebbe ripresentato con la Stella Rossa. In totale, vanta 57 presenze nella seconda competizione europea con 699 punti e 122/279 nel tiro da tre. A Charleroi, i due fratelli Baron si tolsero la soddisfazione di giocare insieme per la prima volta, ma la direzione delle due carriere era ormai differente. Jimmy aveva dato il meglio, Billy stava per darlo.
Negli ultimi tre anni, è stato uno dei migliori tiratori di EuroLeague, tra Stella Rossa e Zenit San Pietroburgo. Ha segnato 933 punti in 88 partite, 10.6 di media con 20.5 minuti spesi sul parquet, praticamente un punto ogni due minuti in campo. Ha segnato 188 triple, con il 40.6% in carriera. Nell’ultima stagione, che ha finito completando il percorso con lo Zenit, ha vinto da grande protagonista il titolo della VTB League, vincendo Gara 7 in trasferta e rimontando da 1-3 nella serie finale. La fama di tiratore lo precede: non è solo preciso, ha una velocità di esecuzione incredibile, che gli permette di tirare con pochissimo spazio a disposizione e da qualunque distanza. Il suo gioco è confezionato attorno al suo giocatore di riferimento che è Steph Curry. Da anni lo studia al video per carpirne i segreti. Non la precisione, ma l’abilità di costruirsi da solo il proprio tiro o di decidere, raddoppiato, quando e come passare la palla. O quando attaccare dal palleggio. Baron è un tiratore: stiamo per scoprirlo.
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