Fabio Bazzani ieri è stato ospite di “Vitamina Effe” su Radio Nettuno Bologna Uno. Ecco uno stralcio della sue dichiarazioni:
INIZIO CAMPIONATO FORTITUDO
“E’ stato un inizio ad alti e bassi come era prevedibile, per una squadra costruita in corsa ed in ritardo, normale quindi serva del tempo per assimilarsi. Non ha avuto nemmeno un calendario semplice, con quattro trasferte su sei gare, due di queste su campi non facili come Udine e Cento. Fuori casa quindi qualcosa si è pagato, ma era nell’ordine delle cose. Ora se vinci in casa ti metti in una posizione di classifica consona. Si spera possa rientrare Davis il prima possibile e che possa trovare anche lui un rendimento continuativo, sappiamo bene quanto siano importanti avere due americani che incidano, lo abbiamo visto l’anno della promozione”.
LA RETROCESSIONE DELLA SCORSA STAGIONE
“Alla sirena con Napoli non c’ero. Ero a Roma col Bologna FC, e finita la partita che pareggiamo anche recriminando con una traversa al novantesimo minuto, mi arrivò la notizia della retrocessione della Fortitudo. Non sono rimasto molto stupito; me l’aspettavo che la Fortitudo non vincesse quella partita, come anche potesse retrocedere. Ho pochi rimpianti, sportivamente parlando l’abbiamo meritata. Non abbiamo mai trovato la quadra, dando l’idea di essere sempre una squadra in grande difficoltà e confusione. Non è stata molto scottante e bruciante come retrocessione, c’erano già le avvisaglie. Notavo un gruppo che faceva fatica, e dal parterre non vedevo le facce giuste. Oggettivamente non hanno mai dato l’impressione di potercela fare”.
“Aria di rassegnazione? C’era lo scoramento certo, ma finita la possibilità avuta in quel match con Napoli, il sentimento era che fondamentalmente ce lo siamo meritati. E’ stata un annata durante la quale ci siamo trascinati, ad iniziare dall’addio di Repesa dopo una partita, al cambio continuo di giocatori. La speranza con Napoli c’era, ma persa quell’opportunità si era capito che non c’era più nulla da fare, meritando la retrocessione per quanto mostrato sul campo durante tutto l’anno. E’ stata davvero una stagione folle”.
DALMONTE
“Col senno di poi l’avrei tenuto certo, ma si era valutato che il suo percorso, seppur straordinario, fosse finito, e si pensava con che con l’arrivo di Repesa si potessero rivivere situazioni passate, in una sorta di operazione nostalgica, quasi fosse una polizza assicurativa di dove volesse andare la società. I ritorni, lo so bene nel calcio, non sono mai facili. Se non ti adatti in fretta alla situazione attuale, fai fatica. Il ritorno di Dalmonte è stata la scelta giusta per ripartire sia sotto l’aspetto tecnico, ma soprattutto perché dopo la retrocessione serviva dare fiducia e credibilità all’ambiente. Serviva una persona equilibrata, corretta, misurata che non racconti favole, in più Luca ha la “Fortitudinità” dentro”.
L’ATTACCAMENTO AI GIOCATORI
“Cucci? Si mi piace, ma sono diversi anni che cerco di innamorarmi il meno possibile dei singoli giocatori singoli, perché so che da un anno all’altro le cose cambiano e rimani deluso. Rimango fedele alla Effe dell’aquila dimostrato dal mio quarantesimo anno di abbonamento. Aradori? Col talento offensivo che ha è chiaro che può essere il terzo americano della squadra, ma non è automatico faccia sempre venti punti a partita”
OBIETTIVI ATTUALI
“Oggi è molto presto. Si parla di Udine come corazzata del campionato, ma sei andato in casa loro reggendo l’urto. Più passa il tempo e più questa Fortitudo può migliorare e crescere. Ha giocato praticamente sempre con un americano solo, fra rendimento sottotono e infortunio di Davis. Dopo Udine e Forlì la Effe ci può stare, l’importante è essere consapevoli che tutto quel che viene va guadagnato; non è più la Fortitudo di Hasbrouck e Leunen. Qui ci sono stati altri problemi primari da mettere a posto, non tutti sistemati, quindi le priorità sono state altre, ma sul campo la squadra può insidiare le prime”
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