Domenica alle 20.45 l’Umana Reyer Venezia è impegnata nel posticipo della terza giornata di ritorno alla Vitrifrigo Arena di Pesaro nello stesso impianto dove il 16 febbraio scorso ha vinto la sua prima storica Coppa Italia. Pesaro rappresenta moltissimo per l’ala orogranata Austin Daye, una connessione tra passato e presente che vede protagonista anche la famiglia del due volte MVP reyerino. Il padre Darren Daye ha infatti giocato, vinto e scritto pagine di storia della Scavolini Pesaro con cui ha conquistato due titoli tricolori (1987-1988 e 1989-1990) e una Coppa Italia (1992) in cinque stagioni (22.7 punti, 7.1 rimbalzi e 3.1 assist a partita). Austin è nato il 5 giugno 1988 e trascorre i primi anni di vita proprio a Pesaro che diventerà anche la sua prima squadra italiana nella stagione 2015-2016 in cui Daye jr. contribuisce alla salvezza con 21.3 punti e 9 rimbalzi a partita. Austin emulerà le vittorie del padre una volta arrivato a Venezia, aiutando la squadra di coach Walter De Raffaele a vincere FIBA Europe Cup (2018), scudetto (2019) e Coppa Italia (2020).
Nel pomeriggio di ieri abbiamo intervistato in videoconferenza Austin Darren Daye:
“Domenica sarà una battaglia, una partita molto tosta. Sono felicissimo di tornare a Pesaro e non vedo l’ora di scendere in campo. Rispetto al match dell’andata dobbiamo fare degli aggiustamenti, specialmente difendere meglio sul loro pick and roll. Ci sono stati dei cambiamenti negli equilibri di squadra: il fatto di avere nella posizione di quattro un giocatore come Julyan Stone porta dei vantaggi, soprattutto per la sua ampia visione di gioco, ciò permette nuove soluzioni e alla fine ne trae giovamento tutta la squadra. La nostra crescita passa dal fatto di fare un buon lavoro ogni giorno per poi portare tutto ciò in gara. I nostri avversari di domenica sono un ottimo collettivo, hanno giocatori versatili, sono ben allenati ed hanno un mix di atleti giovani ed esperti. Oltre questo, Pesaro è da tanti anni che non va ai playoff e ha lo spirito e la volontà di raggiungere questo grande obiettivo “.
Papà Darren, il figlio Austin e la pallacanestro.
“Io e mio Papà scherziamo tanto essendo due persone molto competitive. Ci prendiamo in giro su chi ha vinto di più di noi due; ovviamente -come detto- ci scherziamo su. In realtà siamo l’uno fiero dell’altro per quello che siamo riusciti a fare nei campi di basket. Fin da piccolo, con mio Papà, ho lavorato molto anche psicologicamente su diversi aspetti del gioco soprattutto sul fatto di essere sereno ed accettare che un tiro possa entrare o uscire. Quello che ho sempre avuto come mia caratteristica è di prendermi le mie responsabilità e di amare la responsabilità. Non mi faccio prendere dall’ansia del momento decisivo; anzi quando la posta in palio è alta e c’è la possibilità di essere decisivi per il bene della squadra io non mi tiro indietro. Nella mia carriera ho sempre avuto una grande tranquillità di gestione quando contava e allo stesso tempo la grande voglia di essere protagonista. Per raggiungere tutto questo c’è comunque un lungo lavoro, logicamente anche mentale”.
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