Attilio Caja, oggi coach della UNAHOTELS Reggio Emilia, è intervenuto a Varese Noi per dire la sua verità sull’addio a Varese, arrivato all’inizio della scorsa stagione. Il tutto dopo le dichiarazioni già “pepate” di domenica sera nel dopogara di Masnago, soprattutto nei confronti del GM dimissionario Andrea Conti. La trasmissione è “L’ultima Contesa” di Fabio Gandini.
Ecco le sue dichiarazioni in merito all’addio alla Openjobmetis Varese. In studio anche Flavio Vanetti e Andrea Confalonieri.
Sull’affetto del pubblico: «Penso di aver fatto un buon lavoro a Varese. Ci sono rapporti consolidati nel tempo, sarei un bugiardo a dire che non aspettassi la bella accoglienza del pubblico. Io per Varese ho fatto tantissimo, mi sono impegnato tanto e ho messo tanta passione. Ho rinunciato anche a dei soldi».
Un primo esempio, in merito a queste rinunce: «Quando il campionato venne interrotto per il Covid, c’era un accordo tra la lega e le varie associazioni per una rinuncia a due mesi di stipendio. Io rinunciai anche ad una terza. L’ho fatto perchè ci credevo».
E si arriva a Rich: «Ho fatto un’altra cosa. Quando si cercò di prendere Rich, e il signor Conti mi disse che era fuori budget per 20.000 dollari, io rinunciai a 10.000 netti del mio stipendio pur di avere Rich. Quando lo dissi al mio procuratore mi disse che ero matto. Dopo di che, con l’etica del signor Conti, Rich non è arrivato, ma i soldi non me li ha dati lo stesso. Alla fine si viene giudicati tutti per i risultati, e avendo fatto bene non posso che essere felice per l’accoglienza dei tifosi».
Caja parla quindi del rapporto con Conti, non precisando tuttavia il motivo di una rottura arrivata praticamente subito: «Dal primo giorno c’è stato subito un grande problema. E io ci sono rimasto male. Claudio Coldebella era andato via due giorni prima, l’ho chiamato per un consiglio, e mi disse di parlarne con Bulgheroni. La mattina lo incontro, e lui mi risponde di non prendermela. Ne sono uscito amareggiato e deluso, e da lì ho capito che l’aria era cambiata».
Con Conti è rottura totale e costante, secondo Caja: «Quando facevo delle cose positive lui faceva tutto per nasconderle, quando c’erano delle cose negative, era il primo che le metteva in piazza. E questo anche dopo l’ultima gara con Cantù. C’è stata una diversità di vedute in ufficio dopo una gara vinta senza alcun problema. Eravamo nel mio ufficio, con gli altri allenatori e il preparatore atletico. Ad alcune provocazioni ho reagito in modo anche eccessivo, ma sfido tutti… quanta gente verrebbe licenziata per sfoghi in situazioni private? Lui ha fatto questa cosa».
Caja cerca quindi di ridimensionare le cause dell’addio: «Questa è la prima volta che io parlo di quella situazione. C’è stato un contenzioso, perchè io sono stato accusato da loro, e alla fine ho avuto una multa da 500 euro netti. Se su un contratto da migliaia di euro un giudice decide questa pena, per voi era qualcosa di così grave?».
Il coach parla anche di un caso particolare: «Era stato detto che io avevo rinunciato alla visita di idoneità. Mai fatta prima, non è obbligatoria. Eppure hanno convinto Bulgheroni di questo».
Si chiede quindi al coach come mai uno sfogo simile dopo tanti mesi: «In un processo ci sono accusa e difesa. E invece hanno parlato solo loro».
Si arriva quindi a Luis Scola, un anno fa identificato come prima causa dell’addio: «La prima persona a ricevere una chiamata per Scola sono stato io, dal suo procuratore. C’era una normale dialettica tra allenatore e giocatore, ma con un altro dirigente sarebbe andata diversamente, con il signor Conti è andata in un altro modo».
E ancora su Conti: «Ha usato Scola per i suoi interessi. Non aveva la forza e il curriculum per creare problemi a me. Ha usato Scola per far avere problemi a me in società. Ho sentito parlare gente come Vittorelli e Valentino, mai visti prima».
E si arriva all’esonero: «Io vengo a sapere dell’esonero alle 4 del pomeriggio, a casa. Decido di sentire Conti sull’ultima gara. Mi risponde, e me lo dice lui. E se non l’avessi chiamato io? Dopo due minuti la notizia era già sui siti».
Caja venne anche accusato di non aver salutato gli avversari di Varese dopo il primo confronto: «Io non rispetto Bulleri, e lui non rispetta me. Lui parla male di me in giro, e io non parlo bene di lui. E che devo fare, gli devo dare poi la mano? Ma che siamo, al festival dell’ipocrisia».
Ma Varese resta nel suo cuore: «Varese non sarà mai un’avversaria, una nemica. Sarà sempre la mia seconda squadra per tutto quello che è stato».
Commenta
Visualizza commenti