Andrey Vatutin, presidente di un CSKA protagonista sul mercato con le firme di Nikola Milutinov e Tornike Shengelia, ha rilasciato una lunga intervista a Izvestia. Ecco alcuni passaggi.
SUL BUDGET
«La dirigenza ha compiuto duri sforzi per sostenere questo stato di crisi. Abbiamo avuto innesti importanti, ma anche addii di elementi comunque costosi come Hines, Vorontsevich, Koufos e Baker. Il totale dei salari non è aumentato, importante visto che il budget sarà ridotto. Aeroflot ci ha lasciati, il nostro socio di riferimento è in una situazione difficile e limiterà il finanziamento al club. Il taglio complessivo del budget sarà del 30%».
SU AEROFLOT
«Addio importante. Siamo grati per il sostegno di questi anni e speriamo in un accordo nei prossimi anni, ma questo non avverrà ovviamente nella stagione in arrivo. Dovremo utilizzare più spesso voli regolari».
SULLE CRITICHE DELLE GEORGIA A SHENGELIA
«All’inizio non ho preso la cosa sul serio, visto che gli attacchi social sono all’ordine del giorno. Ma quando la presidenza del paese ha messo in dubbio la libertà di scegliere dove lavorare, sono rimasto sorpreso. Noi pensiamo al basket, a divertire il pubblico, a vincere. Siamo lontani anni luce dalla politica, e il patriottismo di Shengelia non si può misurare. Credo che la Georgia debba essere orgogliosa di lui, anche perchè non è il primo giocatore di quel paese che tesseriamo (Manuchar Markoishvili, ndr)».
SUL DIVORZIO DA KYLE HINES
«La decisione di Kyle Hines è stata sorprendente, inaspettata, dolorosa. Nel pieno della nostra campagna acquisti ha scombinato ogni piano. Ma non ci possono essere polemiche su questo: Hines ha dato molto al Cska, sia in campo che nella costruzione di una squadra vincente. Sulla sua comunicazione posso dire che, in primo luogo, non ha potuto parlare di persona con tutti, visto lo stato d’isolamento di quel momento. In secondo luogo, non si è limitato ad un breve messaggio comune, ma ha parlato con tutti, uno ad uno. Ha spiegato la sua scelta, non ha evitato il confronto con i tifosi. Lui ha significato molto per noi, ma andiamo avanti. Nessuno resta in un club per sempre, e sono sicuro che creeremo un nuovo corso solido e di successo»
SU ANDREY VORONTSEVICH
«La decisione in questo caso è stata nostra. Ed è stata tra le più difficili del mio operato. Dopo 14 anni sarebbe stato bello che chiudesse la carriera qui, ma in questa situazione non eravamo in grado di garantirgli quanto meritasse. Era presto perchè diventasse un simbolo vivente come Felipe Reyes al Real Madrid. Ha ancora voglia di competere».
SUI CONTRATTI
«Rilevo che un accordo complessivo tra giocatori e club per una riduzione dei contratti vista la situazione non è stato trovato. Molti dei contratti in essere sono stati pianificati prima della pandemia, quindi l’impatto sul budget è enorme».
SUGLI STIPENDI
«Sono giustificati non da fattori economici, ma dalle ambizioni dei proprietari dei club. E con la pandemia non sono calati».
SUL POST PANDEMIA
«Un salary-cap sarebbe consigliabile, ma siamo 11 paesi diversi con diverse realtà fiscali. E le restrizioni possono solo allontanare giocatori e sponsor e tifosi. Non si può copiare l’NBA, ma serve una soluzione. Noi siamo gli unici a rendere pubblico il nostro budget, non utilizziamo lati oscuri, come diritti di immagine, pagamenti agli agenti, ne arretrati. E in Russia abbiamo un tenore di vita più basso rispetto ad altri paesi in Europa. Negli ultimi anni abbiamo aumentato gli investimenti, il tutto con i diritti televisivi più bassi d’Europa: non sempre il budget è sinonimo di successo».
SUL FUTURO
«Abbiamo presentato un pacchetto di proposte che spaziano da Fair Play, calendario, contratti tv, marketing. Il tutto con maggiore libertà sul suolo nazionale nella gestione degli sponsor nelle gare casalinghe. Nella prossima stagione si prevede di eliminare il montepremi per un solo importo garantito per la partecipazione. Questo aiuterà a pianificare il budget».
SUL PUBBLICO
«C’è ottimismo. Dovremo partite con il 50% del pubblico presente. Giocheremo alla Megasport Arena».
SU RAPPORTO FIBA VS EUROLEAGUE
«Non vedo nella Champions League una rivale. Mi pare di capire che la FIBA sia lungo il fiume ad attendere che passi il cadavere di EuroLeague. Non sta nuotando. Servirebbe azione, aggressività, la concorrenza aiuta, ma EuroLeague si sviluppa da 20 anni. Anche se gli introiti non sono significativi, e siamo ben lontani dal calcio europeo, prima di valutare il progetto Champions League ci vorranno anni».
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