Una giornata di commozione e memoria ha unito ieri il mondo della pallacanestro durante la commemorazione di Dražen Dalipagić, icona dello sport serbo e figura simbolo per diverse generazioni di appassionati. La cerimonia, tenutasi nella prestigiosa cornice della Skupština di Belgrado, ha visto la partecipazione di importanti personalità del mondo sportivo e non solo. Tra i presenti, un ospite d’eccezione arrivato dall’Italia: Andrea Fadini, il manager che portò Dalipagić nel campionato italiano e lo accompagnò in una delle fasi più significative della sua carriera.
Un legame indissolubile tra Fadini e Praja
Andrea Fadini, nato a Tricesimo (Udine) nel 1955, è stato una figura chiave nella carriera di Dražen Dalipagić. Fu lui, infatti, a riconoscere il potenziale di “Praja” e a introdurlo nel mondo della pallacanestro italiana negli anni ’80. Dalipagić approdò in Italia grazie alla visione di Fadini, che allora ricopriva il ruolo di General Manager della APU Udine. La stagione 1983/84, culminata nella promozione in Serie A1, vide il campione serbo brillare in campo insieme a James Percival Hardy, sotto la guida del tecnico ungherese Lajos Toth.
Proprio in quella stagione, Dalipagić mise a segno una delle sue prestazioni più incredibili: 70 punti in una sola partita, un exploit che consacrò il suo nome nella storia della pallacanestro italiana e internazionale. Ironia della sorte, Dražen è scomparso esattamente lo stesso giorno in cui, 38 anni fa, aveva realizzato quella memorabile impresa.
Durante la commemorazione, Fadini ha preso la parola per ricordare Dražen con parole toccanti, sottolineando non solo le sue straordinarie doti atletiche ma anche la sua umanità. “Praja non era solo un campione. Era una persona straordinaria, capace di conquistare chiunque con la sua semplicità e il suo sorriso. Sono stato onorato di camminare al suo fianco in quel percorso che lo ha portato dalla Jugoslavia a incantare i palazzetti italiani. È stato un privilegio avere condiviso quei momenti.”
La carriera di Fadini: un pioniere dello sport internazionale
Andrea Fadini è una figura di spicco nel panorama sportivo italiano e internazionale. Dopo un inizio di carriera come giocatore e allenatore di squadre giovanili, si affermò come dirigente sportivo capace di costruire progetti vincenti. A Udine, fu protagonista della promozione in Serie A1 del club locale, ma il suo percorso non si fermò lì. Siena, Trapani, Verona, Napoli e Treviso sono solo alcune delle tappe che lo hanno consacrato come uno dei manager più influenti della pallacanestro italiana.
Tra le sue imprese più memorabili spiccano la vittoria della Coppa Korac con la Scaligera Basket Verona nel 1998, la Coppa Italia 1991 vinta partendo dalla Serie A2 e la Supercoppa Italiana del 1996. Durante gli anni ’90, portò a Verona giocatori che avrebbero lasciato un segno profondo, tra cui Lou Bullock, Mike Iuzzolino, Henry Williams e Giacomo Galanda.
Dopo l’esperienza italiana, Fadini ha lavorato in Russia, con l’Unics Kazan, e successivamente negli Stati Uniti, entrando nello staff dei New Jersey Nets (NBA) e, più recentemente, ricoprendo il ruolo di International Scout per i Detroit Pistons.
Un’eredità culturale e sportiva
La presenza di Andrea Fadini alla commemorazione di Dalipagić è il simbolo di un legame che va oltre il semplice rapporto professionale. È la testimonianza di un’amicizia e di una collaborazione che hanno segnato profondamente la storia del basket europeo. Dražen Dalipagić non era solo un campione sul parquet, ma anche un ponte tra culture e mondi diversi, un ruolo che Fadini ha saputo valorizzare durante la sua carriera.
In un passaggio particolarmente emozionante del suo discorso, Fadini ha ricordato: “La pallacanestro non è solo un gioco. È uno strumento per unire le persone, per superare le barriere e creare qualcosa di più grande. Dražen ha rappresentato tutto questo. Ha portato con sé il suo talento, la sua passione e la sua voglia di vincere, e li ha condivisi con tutti noi.”
Con queste parole, Fadini ha concluso un intervento carico di emozione, che ha saputo trasmettere non solo il dolore per la perdita di un grande campione, ma anche la gratitudine per ciò che Dražen Dalipagić ha rappresentato per il basket e per chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo.
Conclusione
La scomparsa di Dražen Dalipagić lascia un vuoto immenso nel mondo dello sport, ma il suo spirito vivrà attraverso i ricordi di chi lo ha amato e celebrato. La presenza di Andrea Fadini al funerale della leggenda serba è un tributo al legame profondo che univa i due, un rapporto che ha dato un contributo inestimabile alla storia della pallacanestro italiana e internazionale.
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