Venerdì alle ore 18 nel programma Possesso Alternato su basket108web è andata in onda un’intervista doppia ad Andrea e Giovanni De Nicolao rispettivamente playmaker di Venezia e Varese. Di seguito un estratto dell’intervista
Andrea De Nicolao
La semifinale del campionato mondiale under 20 nel 2011, contro la Francia che veniva da otto vittorie, non era una partita normale, perché con i francesi c’è sempre grande rivalità e poi ci sono giocatori NBA come Fournier e Gobert. Fu una grande partita, ma noi fummo più concreti e andammo in finale.
Dopo la gara sette persa in casa con Varese contro Siena, il giorno dopo ero all’Eurocamp e avevo grande carica e adrenalina. Tanti di quei giocatori incontrati al camp sono andati in Nba, erano grandi e grossi, ma mi sembravano molto acerbi rispetto ai giocatori di serie A. Quella di Varese fu una stagione bellissima in una città dove la passione è fortissima e quella fu un’annata molto importante per la mia carriera.
Sono cresciuto gradualmente, anno per anno, e anche il mio tipo di gioco, la mia crescita personale e anche la crescita degli assist, ha risentito positivamente di questa evoluzione, poi giocare con compagni bravi aiuta e molto importanti sono stati anche De Raffaele e i suoi assistenti, che hanno portato a Venezia un basket veramente nuovo. Ho giocato tanto con Polonara, sarebbe bello averlo a Venezia. Mio fratello Giovanni è stato molto bravo, è riuscito a completare sia il percorso cestistico sia quello scolastico e l’ha fatto rinunciando anche ad un’estate per sostenere esami.
Un aggettivo per descrivere i miei allenatori? Djordjevic: carisma, Menetti: sensibilità e De Raffaele: l’altruismo.
Giovanni De Nicolao
Mi sono trovato benissimo con Martelli a Casale, lui è stato importante nella mia carriera. Dopo l’esperienza in America, è cresciuta la convinzione nei miei mezzi e anche il ruolo che ho avuto in squadra è cambiato, l’ultimo anno ho avuto la squadra in mano. Andrea per me è stato sempre un grande aiuto e uno stimolo, quindi non è un problema andare in una piazza dove lui è già stato.
La gara di tiro con Reggie Miller non è andata benissimo… lui segnava sempre e poi ha cominciato con il trash talking, “veramente giochi in Division I?” Poi mi ha chiamato e ci siamo trovati alla sera alla partita degli Spurs ed è andata meglio.
Steve Nash è il nostro idolo perché è un “normodotato” che abbiamo avuto la fortuna di ammirare durante la sua carriera.
Quando mi hanno chiamato per la visita per scegliere l’università ero via con la Nazionale e non sono andato.
Sono cresciuto senza pressioni, mio padre è stato molto bravo a non metterci mai pressione e avere la possibilità di giocare sempre e andare a vedere le partite del papà e dello zio ha aiutato.
I miei allenatori? Ramondino è l’intelligenza, Henson il carisma, Cagnardi il lavoro.
Ho giocato con Brian Scalabrine a Treviso, un tipo molto particolare, che viveva in un mondo tutto suo. Quando la NBA era ferma e c’era grande incertezza sulla ripresa, ebbe una soffiata che preannunciava la ripresa e partì senza avvisare nessuno.
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