Alessandro Gentile, simbolo oggi della Givova Scafati, si racconta a la Gazzetta dello Sport. Ecco alcune sue dichiarazioni.
SUL PRESENTE
«Qui a Scafati sono tornato a casa, ho ritrovato le mie origini, la spinta del ragazzo del Sud che vuole emergere. E soprattutto un ambiente e un presidente, Nello Longobardi, che mi hanno dato fiducia quando pochi lo avrebbero fatto dopo quell’incidente che poteva costarmi più della carriera e da una mezza stagione in A-2 a Udine. Tutto è cambiato e quando torno a casa, dopo l’allenamento, trovo il sorriso di mio figlio Dusan, nove mesi, ad accogliermi. Oggi sono felice».
SUL SUO SENTIRSI DIVERSO
«A parte il ruolo, adesso sono molto più sereno e rilassato. Il periodo difficile, compresi i problemi di depressione e ansia, sono alle spalle. Molto del merito va al programma di training autogeno e meditazione che sto seguendo da un paio di anni con una psicologa dello sport. Le mie prestazioni in campo sono migliorate. Adesso tiro i liberi con l’80%, sto lavorando sulla meccanica del gesto e funziona. Tutto parte dalla testa».
SUL RICORDO PIU’ FORTE
«Certamente, il mio primo scudetto, quello vinto con Milano nel 2014. È stato anche il primo della gestione Armani. Un trionfo bellissimo che, 18 anni dopo, univa quello di papà Nando sempre con l’Olimpia».
SULLA NAZIONALE
«Domanda da girare al Poz. Le ultime convocazioni non aprono spiragli e poi c’è un gruppo consolidato che merita di andare avanti. Il mio compito è provare a mettere in difficoltà il c.t. Una voglia, piccola piccola, di azzurro ce l’ho ancora. Ma adesso in testa ho altre priorità: mio figlio e la mia Scafati sono davanti a tutto».
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