Alessandro Gentile: “A Varese grande accoglienza. Dobbiamo mantenere alto il nome di questa società“

Foto Ciamillo
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Le parole del giocatore di Varese

Oggi, su Radio Basket 108, Massimo Guerrieri, in compagnia di Federico Fioravanti, ha condotto una puntata speciale, con ospite Alessandro Gentile. Hanno parlato della sua carriera, della sua vita e dell’esperienza attuale con la canotta dell’Openjobmetis Varese.

-Come ti trovi a varese? Come sono i compagni, l’allenatore e l’ambiente in generale?
-Mi trovo molto bene, mi hanno accolto da subito tutti con grande entusiasmo. Abbiamo avuto un po’ di problemi all’inizio dovuti al Covid, ad infortuni ed a qualche sconfitta di troppo, però credo che abbiamo trovato la strada giusta.

-Una squadra come Varese, nonostante tutti i problemi iniziali e visto il suo roster, non dovrebbe puntare alla salvezza, ma, addirittura, penso che questo momento positivo, se dovesse continuare, possa portare ad una qualificazione ai playoff di fine anno. Cosa ne pensate?
-Io credo che sia prematuro e sbagliato fare calcoli a lungo termine; siamo una squadra nuova, che ha avuto tanti problemi e non dobbiamo pensare ad un obbiettivo in particolare, ma continuare a mostrare la nostra identità, come abbiamo fatto nelle ultime due giornate di campionato. Alla fine dell’anno tireremo le somme.

-Quale pensi che sia la chiave per portare a casa il match contro Pesaro?
-Pesaro è una squadra molto pericolosa in casa, arriva da una vittoria fondamentale contro Cremona, che ha risollevato gli animi e ha dato fiducia. Ha giocatori fondamentali, come Carlos Delfino, e tanto talento, dato dai nuovi americani che sono arrivati nel nostro campionato. Sicuramente non sarà facile, ma siamo pronti e cercheremo di ottenere il miglior risultato possibile.

-I match contro Pesaro e Napoli possono essere fondamentali per voi e potrebbero trasformarsi in quattro punti, molto importanti in chiave classifica.
-Sono due partite fondamentali, ma dobbiamo pensare ad un match alla volta. Napoli sta dimostrando di essere in grande forma e, nonostante sia una neopromossa, si trova già in zona playoff.

-Nel corso della tua carriera, hai vestito canotte di squadre fondamentali nei loro campionati nazionali e Varese è sicuramente una di queste. In tutte queste esperienze pubblico è sempre stato molto importante: quanto hai sentito e quanto senti la vicinanza dei tifosi della Openjobmetis?
-Sono stato accolto molto bene. Varese ha fatto la storia del nostro basket, ha un pubblico esigente, che conosce la pallacanestro e sta a noi guadagnarci il loro affetto ed il loro supporto; dobbiamo cercare di mantenere alto il nome di questa squadra.

-Hai sempre avuto un ruolo centrale nelle squadre da cui sei passato. È mai stato un peso reggere un certo tipo di pressione o assumersi delle responsabilità?
-Per me non è mai stato un peso. Il basket è uno sport di squadra e tutti devono sentirsi importanti e responsabili. Devo dare il mio contributo e se c’è da prendersi delle responsabilità so che a volte tocca anche a me: è una cosa che mi piace.

-Parliamo un po’ della tua esperienza a Madrid. Hai giocato con la maglia dell’Estudiantes, squadra molto importante che condivide la città con il Real Madrid: si sente la rivalità a livello agonistico?
-La rivalità si sente sicuramente, ma viene vissuta in maniera diversa rispetto all’Italia, nel senso che non c’è quell’accanimento è quella tensione tipica dei nostri derby.

-Ti sarebbe piaciuto giocare il derby di Bologna, con la maglia della Virtus?
-Mi sarebbe piaciuto tantissimo. Ne ho visti tantissimi di derby di Bologna quando ero bambino ed è una partita che ha fatto la storia della pallacanestro anche a livello europeo.

-Qual è stato il momento più emozionante della tua carriera?
-Sono stato molto fortunato durante la mia carriera, quindi posso dire di aver vissuto tanti momenti speciali. A differenza di quello che fa ogni tanto la gente, mi focalizzo quasi solo su questi ricordi. Posso dire certamente che lo scudetto con Milano del 2014 sia stato uno dei momenti più belli per me, come lo è stato essere scelto al Draft o aver potuto giocare con la canotta del Panathinaikos.

-Qual è stato il momento più difficile della tua carriera, invece?
-Ne ho avuti talmente tanti che faccio scegliere a te. Credo sia importante focalizzarsi su altro; chiaramente, quando stai vivendo quel momento, non la pensi in questo modo, ma penso sia fondamentale pensare che al di là di tutto, quando mi sveglio la mattina, so che andrò a giocare a pallacanestro. Ciò che mi ha ferito di più sono stati gli attacchi verso la mia persona e verso la mia famiglia.