Alberto Mattioli, volto storico del basket trevigliese, commenta l’addio di Blu Basket sul Corriere della Sera: «È un epilogo triste, mi hanno rubato 50 anni di vita. Sono sempre stato più che altro più un tifoso. Quello che è stato costruito passo dopo passo qui a Treviglio era il mio orgoglio. In un mondo di grandi società se sono arrivato a ricoprire per 13 anni la vicepresidenza della federazione nazionale e per 12 la carica di accompagnatore della Nazionale, lo devo al fatto che Treviglio era diventato il modello del basket minore per tutta Italia»
«Nello sport professionistico oltre all’aspetto tecnico e quello dirigenziale, c’è un aspetto economico. A Treviglio a un certo punto abbiamo avuto bisogno del miliardario. La nostra piccola società era arrivata al suo limite. Mascio è arrivato e in pochi mesi ha preso in mano tutto. Negli ultimi due anni sono state spese cifre che non erano possibili per un bacino di 31 mila abitanti».
«Il treno del basket trevigliese si è arrestato di botto contro un muro quando il signore che ne era diventato padrone ha deciso di andare via. Se Mascio fosse arrivato per dire facciamo l’A2, avrebbe centrato l’obiettivo. Invece se prometti l’Ai in tre anni, poi non te la cavi dicendo che erano gli altri ad aver capito male. Devi sapere che per l’Ai ti serve un campo da 8 mila spettatori che però vuol dire avere un bacino di almeno 5 mila spettatori da Gorgonzola a Romano e un budget a stagione da 4,5 milioni di euro. Per fare una bella A2 ne bastano 2-2,5. Poi bisogna spenderli bene»
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