Abramo Canka, di ritorno a Genova dopo un anno a UCLA, si racconta a Il Secolo XIX in attesa del passaggio a Wake Forest.
SULLA STAGIONE
«Sono contento. Ho ricevuto anche il premio di miglior “studente-sportivo” e continuo a imparare e crescere. Rispetto al basket europeo c’è tanto contropiede e tanta fisicità. Gli arbitri lasciano correre molti contatti. Appena arrivato a Ucla mi sembrava di essere in un film. Da freshman ho giocato 120 minuti in 21 gare. Siamo arrivati agli ottavi di finale Ncaa e, senza due infortuni pesanti, avremmo potuto fare di più».
SUL PASSAGGIO A WAKE FOREST
«Ho fatto una scelta tecnico-tattica. Andrò a dare il mio apporto difensivo alla squadra dopo l’addio di Bobi Klintman. L’obiettivo è aumentare il minutaggio in campo. Nel North Carolina potrò contare su sfide importanti e una grande visibilità. Ho ancora 3 stagioni di eleggibilità per il draft Nba e voglio giocarmi al meglio tutte le carte».
SUL NO DI BANCHERO A ITALBASKET
«Ognuno fa le sue scelte. Magari poteva dirlo diversamente. Per me è un onore vestire la maglia azzurra. Dopo il Mondiale Under 20 e il Preolimpico con la Nazionale di coach Sacchetti sogno di essere chiamato, magari per le prossime Olimpiadi».
SU SUA MADRE
«Ha fatto sacrifici enormi. Ha preso un barcone per inseguire i suoi sogni. Mi ha cresciuto da sola. Per me è stata una figura davvero importante. Senza di lei non so cosa avrei fatto. Questo premio (l’Oscar dello Sport Liguria, ndr) lo dedico a lei. Spero un giorno di poter raccontare in un libro o con un documentario quello che è riuscita a fare. Straordinaria».
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