Battaglia sui visti. Il consulente legale di Cantù: Il Coni preserva l’equità
Insurrezione in Serie A2 sulla regolamentazione visti, ma da casa Pallacanestro Cantù arriva serenità
Insurrezione in Serie A2 sulla regolamentazione visti, ma da casa Pallacanestro Cantù arriva serenità. Ricapitolando. Il club comasco ha potuto tesserare Zack Bryant al posto del "non vaccinato" Robert Johnson, e questo grazie ad una deroga che il CONI ha concesso, e che la FIP ha recepito.
Poi, l’anticipazione di Sportando. 22 club di Serie A2, su 28, dicono "no", impugnando la decisione del CONI e minacciando di arrivare sino al Tar. Di fatto, il movimento della seconda serie è compatto, si dice anche con il sostegno della LNP stessa.
Su la Provincia, Cantù parla per bocca dell’avvocato Florenzo Storelli, consulente del club: «La situazione è diversa rispetto a quello che sostengono gli altri club: la società, stante una situazione nota di pandemia, non poteva prevedere misure più restrittive per l’attività agonistica dei propri tesserati al momento dell’accordo con Johnson. Misure che poi il Governo ha varato, ma cinque mesi dopo, e che impediscono ad atleti dilettanti di poter accedere alle strutture sportive senza vaccinazione. A quel punto, si è resa inevitabile la separazione dal giocatore. La rescissione non è stata la conseguenza di prestazioni negative, non è un capriccio per rinforzare la squadra ed esula del tutto dal fatto tecnico: si è resa necessaria esclusivamente di fronte al mutato quadro normativo».
Dunque, conta la decisione del CONI: «Il parere del Coni di fatto va a riequilibrare la competitività del campionato. A Cantù viene concesso un visto lavorativo, che riporta a due come per le altre società il numero di visti spendibili in una stagione. Se così non fosse stato, sarebbe stata Cantù a subire un danno, perché non ci sarebbe stata equità competitiva. Per questo motivo le doglianze di altri club, a nostro avviso, hanno poco fondamento».