Vasilije Micic: Jasikevicius mi ha plasmato, ora il basket mi sembra più semplice
La stella dell’Anadolu Efes Vasilije Micic: Ha avuto lo stesso effetto di cinque stagioni in fila
La stella dell’Anadolu Efes Vasilije Micic protagonista sul sito di EuroLeague. Ecco alcune sue dichiarazioni.
«Ognuno ha la sua strada. A mio modo di vedere la mia è un bell’esempio di come molte cose nella vita siano possibili».
L’INFORTUNIO DEL 2011
«È stato uno shock mentale. Tutto si è spento in un giorno. Dall’essere nei media serbi ogni settimana al punto in cui nessuno mi chiamava più. È difficile descrivere che tipo di shock sia per un giovane giocatore quando tutti si dimenticano di te improvvisamente».
SULLA RIPRESA
«Ho imparato molto e a 17 anni ho già iniziato a investire nel mio corpo, prendendomi cura di esso. Non era certo la cosa migliore a 17 anni pensare a vasche del ghiaccio e terapie. A quell’età dovresti divertirti con il basket, allenarti con i giocatori della tua generazione e qualche volta uscire con i tuoi amici. Stavo recuperando e ascoltando il mio corpo».
SULLA STELLA ROSSA
«Zvezda e coach Dejan Radonjic mi hanno aiutato molto. Ci sono arrivato senza alcuna fiducia e mi ha dato una possibilità anche se sapeva che avrei giocato con alti e bassi».
SUL TOFAS
«Ho ottenuto il miglior risultato che potessi mai immaginare. Quello è stato il momento in cui ho ricominciato a credere in me stesso, e il mio gioco ha ricominciato ad essere visibile sul campo da basket».
SULLO ZALGIRIS
«Un anno allo Zalgiris con Saras mi ha aiutato a maturare. Ha avuto lo stesso effetto di cinque stagioni in fila. Saras mi ha plasmato e mi ha semplificato la visione del gioco. Ora sono come un veterano con 20 anni di esperienza. Saras ha riassunto tutto per me così bene. Tutto mi pare più lento e facile».
SUL PRESENTE
«So che ho ancora solo 26 anni e sono molto felice che le cose siano andate come sono andate, quindi forse la mia storia può essere un buon esempio per qualche talento emergente, un ragazzo in una situazione simile, non per rinunciare ma per restare se stesso. Sacrificarsi, ma continuare a lavorare».