Sport e finanziaria, perchè investire risorse nel settore. Intervento di Massimo Righi (Legavolley)
Pubblichiamo di seguito un intervento di Massimo Righi, presidente della Lega Pallavolo, che auspica come la prossima legge di bilancio possa essere una occasione per rendere strutturali alcune norme che da tempo lo sport chiede con forza
Pubblichiamo di seguito un intervento di Massimo Righi, presidente della Lega Pallavolo, che auspica come la prossima legge di bilancio (in foto il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi) possa essere una occasione per rendere strutturali alcune norme che da tempo lo sport chiede con forza. In particolare, il credito di imposta sulle sponsorizzazioni, provvedimento che ha permesso alle aziende di avere benefici fiscali e alle società sportive di continuare a garantire il proprio presidio sul territorio.
“Come ogni anno, subito dopo la pausa estiva, il dibattito pubblico si cristallizza intorno al tema della legge di bilancio. Quest’anno con una premessa che ha risuonato ancora più forte rispetto al passato: l’assenza di adeguate risorse a fronte delle ingenti richieste avanzate dai Ministri.
Il tema delle coperture è senza dubbio importante perché senza risorse non si va lontano. Tuttavia, penso che il tema ancora più rilevante sia come si intende spendere quel poco denaro a disposizione, facendo scelte oculate che non lascino indietro alcun comparto industriale.
Sarei miope se dicessi che il comparto sportivo rappresenta una priorità per il Paese, lo sono il lavoro, la sanità, il fisco, le pensioni. Tuttavia, credo meriti una riflessione approfondita il valore che lo sport ricopre al di là degli aspetti puramente agonistici.
Partiamo dai dati. L’Osservatorio sullo Sport System di Banca Ifis ci dice che lo sport in Italia produce esternalità positive per più di undici miliardi di euro. Dato che tiene conto non solo dell’effetto positivo generato dai successi sportivi ma anche dell’impatto sociale e da quello sanitario, vale a dire il risparmio nella spesa pubblica che produce lo sport, la riduzione del numero dei Neet – quei giovani che non sono occupati né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione –, le iniziative a carattere sociale e il volontariato.
Lo studio mette in evidenza altri due aspetti che dal mio punto di vista meritano attenzione. Il primo è il cosiddetto effetto moltiplicatore dello sport. Nel 2022 un milione di investimenti pubblici ha movimentato 8 milioni di investimenti privati e, a seguire, quasi 21 milioni di ricavi a testimonianza del fatto che lo sport vivacizza risorse di gran lunga superiori rispetto a quelle investite.
Altro aspetto tutt’altro che secondario: lo sport fa bene anche al turismo, in quanto elemento in grado di aumentare arrivi, presenze e giro di affari. Un effetto che si amplifica con i grandi eventi, come le Olimpiadi. Eccezionali ribalte per i Paesi che li organizzano, questi appuntamenti lasciano una preziosa eredità oltre al dato sportivo. Pensiamo a Parigi, a come si sta preparando per il 2024, con la costruzione di nuove infrastrutture e con la riqualificazione di intere aree urbane.
Par tutti questi motivi penso si possa affermare che, sebbene lo sport non sia prioritario per l’agenda Paese, tuttavia investire nel comparto vuol dire investire nel futuro del Paese e nei suoi giovani, nella sua crescita economica e sociale.
Non si tratta, o non si tratterebbe, allora di fare battaglie nell’accaparrarsi le esigue risorse della prossima finanziaria. Si tratta invece di veicolarne una parte nell’ottica del buon senso, restituendo al comparto la rilevanza che merita.
Penso che la legge di bilancio sia una occasione per rendere strutturali alcune norme che da tempo lo sport chiede con forza. Penso, ad esempio, al credito di imposta sulle sponsorizzazioni, provvedimento che ha permesso alle aziende di avere dei benefici fiscali e alle società sportive di continuare a garantire il loro presidio sul territorio.
Se così non fosse, se lo sport venisse lasciato solo senza adeguate misure a sostegno, penso che ne perderemmo tutti. Ne perderebbero i territori, i giovani, le loro famiglie. L’auspicio è che il ministro Abodi si faccia portatore di questa sensibilità e che lo sport possa trovare adeguate risposte dentro una legge sì dalle maglie strette ma pur sempre una opportunità alla quale tutti guardiamo”.