Se n’è andato Giando Ongaro, la sentinella di 8 Scudetti e la prima Coppa dei Campioni

Ongaro è stato un autentico prodotto delle giovanili dell’Olimpia e ha fatto tutta la trafila fino a spendere praticamente l’intera carriera in biancorosso.

Prima di Kyle Hines, prima di Mason Rocca, prima di Vittorio Gallinari, poco dopo Sandro Gamba nell’albo d’oro dei grandi difensori dell’Olimpia, dei mastini c’è stato Giandomenico Ongaro, Giando per tutti. È stato il numero 13 originale dell’Olimpia, un uomo che da gregario prezioso ha vinto otto scudetti e la Coppa dei Campioni del 1966 con il Simmenthal. Nel 1964 quando l’Olimpia – costretta a giocare dai regolamenti senza stranieri anche in campo internazionale – raggiunse la semifinale europea perdendola contro il Real Madrid, Giando era una delle colonne portanti della squadra, sostegno indispensabile del talento di Pieri, Riminucci, Vianello, Vittori prima che andasse via, fino ad arrivare ai giovani della generazione successiva, Masini e Iellini. Il suo primo campionato in Serie A risale al 1957, l’ultimo al 1968. Non si fosse infortunato, sarebbe durato ancora a lungo. Era abbastanza bravo da essersi guadagnato anche cinque presenze in azzurro in un’era in cui la Nazionale giocava molto meno di adesso.

La sua storia di atleta è bella anche perché Ongaro è stato un autentico prodotto delle giovanili dell’Olimpia e ha fatto tutta la trafila fino a spendere praticamente l’intera carriera in biancorosso. Non è mai stato del tutto un professionista: lo è stato come impegno, ma poi studiava, si è laureato in ingegneria, e dopo ha cominciato a lavorare. A fine carriera, si è trasferito per lavoro negli Stati Uniti e vi è rimasto per oltre vent’anni.

Il suo legame con l’Olimpia non è mai venuto meno. Quando venne ritirata la maglia numero 18 di Arthur Kenney, lui volle esserci. Quando il club celebrò i suoi 80 anni di storia, lui c’era e ritirò la maglia personalizzata con il numero 80. Quando c’erano le partite importanti, da non perdere, lui c’era. Quando è stato ritirato il numero di Sandro Gamba, lui c’era, “per Sandro ci sarò sempre”, aggiunse. Quando il parquet di gioco è stato intitolato a Cesare Rubini, Giando Ongaro era lì, a celebrare l’unico allenatore che abbia avuto durante la sua parentesi all’Olimpia. Giando Ongaro è nato uomo Olimpia e lo è rimasto tutta la vita, fino alla notte del 5 novembre 2022 in cui ci ha lasciato.

Fonte: Olimpia Milano.