Sani Becirovic: Sognavo lo scudetto con la Dinamo

Su Dinamo Tv l’intervista esclusiva a Sani Becirovic

 

Classe, talento, personalità: quando nell’aprile del 2013 Sani Becirovic arrivò in Sardegna per vestire la maglia della Dinamo non aveva certo bisogno di presentazioni. Il giocatore classe 1981, originario di Maribor, aveva nel suo palmares cinque titoli nazionali tra Slovenia, Grecia e Iran, 4 Coppa di Slovenia, due Coppa di Grecia, la Coppa Italia vinta con la Virtus Bologna nel 2002 e la Supercoppa Italiana conquistata con la Fortitudo tre anni dopo, last but not least l’Eurolega vinta con il Panathinaikos. Nella conferenza di presentazione Saniboy era stato il primo a nominare quella parolina magica che, fino ad allora, non veniva menzionata: “Sono qui per vincere lo scudetto” aveva esordito, conquistando in un amen la simpatia e la stima del popolo biancoblu. Nonostante abbia giocato appena 10 partite e in quella stagione la Dinamo sia uscita nell’amara Gara 7 dei quarti di finale con la Pallacanestro Cantù, Becirovic è rimasto nel cuore dei sassaresi e, viceversa, la Sardegna conserva un posto speciale nei suoi ricordi.

“Ho ancora l’amaro in bocca per l’epilogo di quell’anno, secondo me la squadra e la società erano pronte per fare il salto. Un salto che poi la Dinamo ha fatto qualche anno dopo. Anche per me è stato un periodo bellissimo perché la gente in Sardegna capisce la pallacanestro e riconosce chi si impegna al massimo, anche se non si può vincere sempre. Nonostante la sconfitta quando siamo usciti con Cantù ai quarti di finale le persone non hanno mai smesso di supportarci. Dinamo e Sassari hanno sempre un posto speciale nel mio cuore e spero che un giorno le nostre strade si incontrino ancora”.

Nonostante la sconfitta che ricordi hai dell’esperienza a Sassari?

“Nel mio palmares mancava vincere lo scudetto in Italia e volevo conquistarlo, purtroppo non siamo riusciti ma è stato un periodo bellissimo con tanti bei ricordi. Quando è arrivata la chiamata dalla Dinamo ci ho messo pochissimo a trovare l’accordo, la squadra era ambiziosa e il mio innesto voleva dare profondità al gruppo per provare ad arrivare fino in fondo”.

Qual era la chiave di quel gruppo?

“Era un bel gruppo, ricordo che Travios e Drake erano due che facevano di tutto per vincere, come me. Sono cresciuto in un mondo dove la vittoria è l’unica cosa che conta e per farlo non ci arrivano i bravi ragazzi ma quelli che tengono alla vittoria più di tutto”.

Cosa pensi della crescita del campionato italiano?

“Il campionato italiano sta tornando come era una volta, quando tutti noi guardavamo i grandi campioni che ci giocavano: l’Italia è una nazione sportiva, dove il calcio è la religione e non si discute, ma il basket è vicina ai vertici. Adesso sta tornando agli antichi splendori, ritagliando il proprio posto: quando si riprenderà spero che oltre alla Virtus e Milano, anche Venezia e Sassari aggiungano altri nomi importanti per sollevare ancora di più l’asticella”.

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