Sandro Gamba: Compleanno pesante. Non capisco bene il cambio Meo-Poz

Il giorno dei 90 anni di una leggenda, Sandro Gamba

Il giorno dei 90 anni di una leggenda, Sandro Gamba. Hall of Famer, il leggendario ex ct di Italbasket, coach della Varese dominatrice d’Europa, e assistente dell’Olimpia Milano di Rubini, regala alcune chicche sulla sua vita a Paolo Bartezzaghi della Gazzetta dello Sport.


SUI SUOI 90 ANNI


«Stavolta il compleanno è di quelli pesanti, ma non troppo. Mi aiuto con il bastone per l’equilibrio, dopo tutti quegli infortuni durante la carriera. Ma sono abbastanza lucido oggi. Domani non so».


IL RICORDO PIU’ BELLO


«L’argento all’Olimpiade 1980. Una Nazionale che assomigliava a un club. Era la crema dei giocatori. Mi fermavano per la strada. Fu una sterzata a tutto il movimento, il lancio del basket in Italia dove c’era solo il bla bla del calcio».


IL RICORDO PIU’ BRUTTO


«Dovrei dire la mitragliata che mi spappolò la mano destra. Invece fui stimolato dalla storia di Johnny Weissmuller che da piccolo ebbe una paralisi e poi vinse 5 ori olimpici nel nuoto e diventò il Tarzan del cinema. Ho tenuto per due anni una pallina da tennis in tasca per fare lavorare quella mano ferita».


SUL NON AVER ALLENATO L’OLIMPIA


«È stata la mia fortuna. Rubini mi disse che sarei subentrato a lui se avessimo vinto nel 1973, ma non mollava mai. Mi contattarono i rivali di Varese. Mi chiamò Ossola che aveva parlato con i Borghi, i proprietari. All’epoca si facevano accordi di due anni, io ne chiesi quattro».


SUL CAMBIO DI ITALBASKET


«Non lo capisco bene. Il mio amico Meo Sacchetti capisce e sa come insegnare la pallacanestro. Pozzecco mi è simpatico, ma non ha allenato tanto ad alto livello. La Nazionale non è il Corsico, con tutto il rispetto».


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