Sandro Gamba: A livello tecnico, manca un gruppo di allenatori in grado di rinnovarsi

Il grande Sandro Gamba ospite di Storie a Spicchi: Non ci sono più i coach che non vedono l’ora di finire il campionato per volare negli States

Il grande Sandro Gamba ospite di Storie a Spicchi su davidemoretti.it.

SUL SUO ESEMPIO

‘Devo tutto a Cesare Rubini. A 18 anni mi ha portato in prima squadra: il resto, a seguire. Poi mi ha chiesto di fargli da vice quando di anni ne avevo 33: ci ho pensato su una notte prima di accettare. Anche se di essere destinato alla panchina l’avevo capito prima: quando parlavo, i compagni mi davano retta. Una leadership naturale, forse perché qualche scudetto e un paio di Olimpiade sulle spalle l’avevo…’.

SUL QUINTETTO DELLA SUA CARRIERA

‘Brunamonti in regìa, Riva guardia, Bisson esterno, Meneghin centro. Come straniero, Bob Morse’.

SULLA GARA PIU’ BELLA

‘In cima, lo spareggio tricolore Milano-Virtus Bologna, il giorno di Pasqua del 1951. Ero al primo anno, Rubini a un tratto mi chiama e mi dice: va’ in campo e fai qualcosa. Feci una decina di punti e qualche numero, oltre che una buona difesa, dove ero più bravo che in attacco. Fui votato miglior giocatore della gara. Fu anche la prima volta che mio padre entrò nello spogliatoio: per congratularsi, mi diede un bacio’.

SUL PASSATO

‘La scuola era buona. In Italia venivano fiori di tecnici americani a far lezione. In più tutti noi eravamo appassionati nel leggere le novità tecniche: io facevo arrivare i testi direttamente dall’America. Questa ondata iniziò già negli anni Sessanta, quando un po’ tutti cominciarono a introdurre nuovi metodi, nuovo sistemi: prima si giocava in un modo solo, imitando Tracuzzi, a suo modo un rivoluzionario, perché come i pittori qualcosa si inventava sempre. Così come pure Nikolic, che venne a lavorare in Italia, e prima ancora Van Zandt e Jim McGregor, lui pure ct della Nazionale. Fu una svolta tecnica, anche se il segreto era avere buoni giocatori: senza quelli, non cambi nulla’.

SUL PRESENTE

‘A livello tecnico, manca un gruppo di allenatori in grado di rinnovarsi. Non ci sono più i coach che non vedono l’ora di finire il campionato per volare negli States a seguire i clinic, che restano utilissimi per la formazione: la spinta che avevamo qualche anno fa si è un po’ arrestata’.

Fonte: davidemoretti.it.