Reyer, parla Borin: Reyer esalta i valori dello sport

AI Progetti ha appena rinnovato il sostegno al progetto Reyer

Oggi abbiamo incontrato telefonicamente l’amico Andrea Borin, partner di AI Progetti insieme a Valentina Corras, Antonio Alessandri, Massimo Furlan. AI Progetti ha appena rinnovato il sostegno al progetto Reyer e insieme abbiamo realizzato la seguente intervista.


1) Eccoci Andrea, come avete riorganizzato la vostra realtà aziendale in questo periodo?


Ancora prima del lockdown, abbiamo lavorato in smart working perché la nostra attività lo permette come la nostra abitudine lavorativa perché lavoriamo molto con partner nazionali ed internazionali con cui interagiamo tramite le tecnologie. In seguito alle disposizioni ministeriali abbiamo sigillato l’ufficio lavorando da casa.

Per quanto sia stato possibile farlo, lavorare da casa ci priva delle relazioni a noi tanto care e quindi, per dare segnali di positività e presenza alle 32 persone che abbiamo in sede, abbiamo cominciato negli ultimi giorni ad aprire. Ora operiamo a turni rispettando le distanze, ma almeno riusciamo a confrontarci e a lavorare insieme.

Il nostro lavoro è molto legato ai cantieri che si sono fermati, tuttavia pensavamo non si fermasse, come purtroppo è successo, la fase e di progettazione e sviluppo dei progetti. Invece c’è stato un po’ di immobilismo e questo per me è stata un’occasione mancata perché si poteva sfruttarla per innovare e sviluppare la creatività.

Abbiamo fatto molte videochat non solo per le riunioni aziendali, ma anche per fare team building, restare uniti e anche per aperitivi online. Anche noi siamo una famiglia e volevamo restare in contatto.


2) Avete rinnovato il sostegno a Reyer proprio in questi giorni difficili, cosa significa far parte di questo progetto?


La cosa che mi è piaciuta subito del progetto Reyer è il clima familiare che è come intendiamo lavorare noi in azienda. Essere un gruppo significa mettere insieme competenze e partecipare, ma soprattutto condividere. Lo sport ha questi valori e la Reyer li esalta, noi condividiamo moltissimo i messaggi che la Reyer riesce a dare.

Mi è piaciuto molto quando De Raffaele ha parlato del gioco di squadra al torneo degli sponsor, facendo partecipare attivamente tutti i giocatori, è stato un discorso molto edificante per qualsiasi azienda presente. Sono molto orgoglioso di essere parte del "Club 1872" insieme ad altri partner, è momento di grande espressione familiare in cui oltre a sviluppare relazioni ed amicizie, ci si diverte.

In questo momento non volevamo far mancare il nostro contributo alla società: bisogna esserci, non fermarsi e continuare a guardare positivamente il futuro. Non sarà facile risolvere i problemi che il mondo dello sport sta avendo, ma la partecipazione c’è perché crediamo molto in questo progetto che ci piace molto.


3) In attesa che tornino le emozioni sul parquet, ci racconti qual è il tuo ricordo più bello legato a Reyer?


Ci sono stati tantissimi momenti emozionanti e altrettanti trofei. Lo scudetto del 2019 l’ho sentito di più perché all’inizio dei playoff non ci credevo, lo ammetto, ma le semifinali con Cremona e le finali con Sassari sono state incontenibili, un crescendo di emozioni. Momenti magici che ho vissuto appieno. E’ stata molto bella anche la vittoria della Coppa Italia e mi dispiace non essere potuto essere a Pesaro perché vivere le partite dal vivo è tutta un’altra storia.


4) Che messaggio vorresti mandare a tutti coloro che hanno la Reyer nel cuore?


In questo momento dobbiamo guardare avanti, lo sport insegna questo. Bisogna accettare le sfide con lo spirito giusto, essere positivi e ricordarsi che il gioco di squadra fa la differenza. Ci vogliono anche senso civico e grande voglia di rialzarsi, valori che devono superare la paura e la depressione. Dobbiamo pensare allo sport come scuola per affrontare in maniera positiva il futuro. Io vengo dal canottaggio, seguo molto lo sport ed è bello mettersi in gioco costantemente, ora dobbiamo farlo.


Fonte: Ufficio Stampa Reyer Venezia.

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