Reggio Emilia, Poeta: “Spero che il basket riprenda con delle idee”

Le parole del play della Pallacanestro Reggiana, intervenuto alla diretta di Basket dalla Media.

Giuseppe Poeta, playmaker della Pallacanestro Reggiana, è intervenuto alla diretta di Basket dalla Media condotta da Marco Barzizza, raccontando la sua quarantena: parlando ovviamente di palla a spicchi ma anche di calcio, sport che segue con passione da grande tifoso della Juventus quale è. Il suo futuro? Ancora a Reggio, con un progetto che potrebbe modificarsi ulteriormente rispetto all’anno passato. Ipotesi Club Italia? Percorribile.

Come passi il tuo tempo in quarantena?
“Alla mia età se non resto tonico anzi che correre, rotolo. Quindi mi alleno, vedo qualche clinic di allenatori per stare sul pezzo, anche se non penso lo vorrò fare una volta smesso e studio un po’ di finanza, perché mi interessa e mi affascina da sempre”.

Da grande appassionato di calcio, come credi farà a ripartire in Italia?
“E’ giusto che ci provino in tutti i modi e che se ne parli. Mi fa ridere chi si indigna perché si parla di calcio, ma è la terza industria italiana, che versa più di un miliardo di tasse allo stato, con tanti dipendenti: hostess, steward, giardinieri, un indotto importante. I primi che pagano questa situazione sono proprio loro, non i calciatori. Se non giocano un mese non gli cambia nulla e lo sanno benissimo. Il grosso cambia a tutto quello che gira intorno al calcio, per me è giusto riaprire. Andando oltre, se il calcio non riapre farà un grosso buco e dovrà esserci un decreto salva-calcio con soldi degli italiani, quindi meglio che si apra”.

Come riprenderà il basket invece?
“Non lo so, spero con delle idee: progettazione diversa esplorando quello che oggi non si riesce a fare con i diritti tv, esaltando un prodotto di qualità, perché il nostro lo è. Esaltandone i pregi e limando i difetti. Non mi sembra una cattiva idea copiare le strutture e i format che funzionano. Oggi la lega migliore è quella spagnola, vediamo da dove è ripartita e come si è rilanciata: strutture migliori, attenzione alle famiglie, basket nelle scuole. Facciamo tutto questo, reclutiamo i giocatori alti che ci rubano pallavolo e altri sport, esaltiamo i prodotti come playoff e Coppa Italia, le stelle come Teodosic e Rodriguez. Come loro hanno Real Madrid e Barcellona noi possiamo avere Milano e Bologna”.

Come ti sei trovato a Reggio Emilia?
“Mi trovo bene, è una città che vive di basket, la società è seria e ben organizzata, ho un altro anno di contratto e quindi starò qui. Quest’anno era quello zero, con squadra nuova e allenatore nuovo, stavamo mettendo le basi per costruire qualcosa, ma poi si è fermato tutto”.

Cosa pensi dell’idea che ha lanciato Cremona di costituire, la prossima stagione, una sorta di Club Italia sul modello pallavolistico, dove dare spazio a giocatori nazionali.
“Sono idee che possono essere cavalcate, ben vengano; magari ha fascino per richiamare qualche sponsor in più. Credo possa essere fattibile e sostenibile. Se pensiamo alla Nazionale di oggi ci sono tanti giovani bravi. E a Cremona ci sono già dei giocatori interessanti come Ruzzier e Akele. Ma anche il ritorno di Moretti, Bortolani di Biella, Pecchia. Ci sono italiani che hanno avuto possibilità di mettersi in mostra in questa stagione e altri che hanno fatto bene in A1 alla prima esperienza come Baldasso, Alibegovic, Landi. Gli va dato spazio, responsabilità e margine d’errore”.

Ipotizzabile pensare a più italiani nella prossima Serie A?
“Bisogna vedere che restrizioni ci saranno. Si potrebbero anche prendere un po’ di giovani europei come serbi, lituani, lettoni. E’ normale che oggi un italiano che esce dalle giovanili è sempre meno pronto di un americano che esce dal college. Loro escono da li dopo aver giocato davanti a 20000 persone rispetto all’italiano che ha giocato davanti a 50. Io allenatore, che mi gioco il posto, è normale che scelga sempre l’americano e non l’italiano. Deve essere data alle società la possibilità di programmare. La lega dovrebbe avere due obiettivi: vendere meglio il prodotto e diventare solida per poter evitare che ogni 2 anni scompaia una società. Bisogna aumentare i controlli e mettere dei paletti importanti da quel punto di vista per evitare che accada”.

Chi sarebbe potuto arrivare in fondo ai playoff?
“Ipotetica finale? Milano-Virtus sarebbe stata possibile, ma non avrei dimenticato Sassari e Venezia. Penso che la Virtus avrebbe avuto più che una chance per farcela. Aveva gerarchie e gruppo solido, il fattore campo a Bologna lo conosco bene ed è importante. Teodosic e Markovic hanno vinto tanto, avevano fiducia, potevano farcela anche se Milano era forse più lunga come roster”.