Pozzecco: A Milano una grande sfida da onorare
Palla a due al Mediolanum Forum domani alle 17
Le parole di coach Gianmarco Pozzecco
Archiviata la sconfitta in Basketball Champions League, la Dinamo Banco di Sardegna è tornata al lavoro: dopo i due impegni casalinghi ad attendere i giganti c’è la sfida, in agenda domenica alle 17, contro l’Olimpia Milano, valida per la 12° giornata di campionato.
Questa mattina coach Gianmarco Pozzecco ha presentato l’imminente sfida, ma prima ha fatto una doverosa ammenda: "Ci sono degli aspetti del mio carattere che detesto, detestavo delle cose del Gianmarco giocatore e ne detesto altre del Gianmarco allenatore. Quando sono venuto qui abbiamo iniziato un mio percorso di crescita personale, insieme alla società, che ha dato grandi risultati. Ogni tanto commetto degli errori, ne ho commesso uno e sono immensamente dispiaciuto per tutte le persone che mi stanno intorno, per la società, per Stefano, per il Banco di Sardegna e i nostri tifosi. Non succederà più".
Focus dunque sulla sfida in agenda al Mediolanum Forum: "La partita di domenica è una sfida estremamente complicata, Milano sta giocando una pallacanestro di altissimo livello. È vero che arriva da due partite infrasettimanali che l’hanno impegnata molto ma sappiamo anche che la positività che avranno dopo i due successi gli darà la possibilità di recuperare le energie. Chiaramente hanno una rosa ampia e sufficientemente adeguata a giocare più partite, capisco che se avessero potuto scegliere avrebbero riposato. Noi arriviamo da una sconfitta che invece ci ha fatto vivere un discorso diverso. Abbiamo più giorni per recuperare ma arriviamo con una partita negativa alle spalle e partiremo con meno entusiasmo. Quelle con Milano sono partite che negli ultimi anni hanno sempre regalato enormi emozioni e quindi abbiamo il desiderio e la volontà di far si che diventi una partita entusiasmante".
Nel Game 4 uno degli aspetti più problematici è stata la voce rimbalzi: come si può risolvere?
"Qualsiasi cosa nella pallacanestro si può compensare in due modi: attingendo dal tuo bacino di utenza per risolverla o allargando il roster, la seconda è una soluzione semplicistica ed è una scelta che condivido raramente. Credo che durante l’anno la squadra abbia dei periodi in cui fa delle cose meno bene ma non per questo devi essere così condizionato da andare sul mercato. Ad oggi è capitato che subissimo molto a rimbalzo, ma mai come mercoledì, e sicuramente abbiamo ampiamente dimostrato che possiamo fare meglio. È vero che a livello di fisicità dobbiamo riuscire ad avere la possibilità di arginare situazioni come quelle di mercoledì; ho sempre pensato che avere una squadra fisicamente dotata sia qualcosa che ti dia grandi vantaggi".
Un altro aspetto è stata la scelta nelle rotazioni: pensa di allargarle adesso che la squadra è al completo?
"Giochiamo meno degli altri anni e questo potrebbe indurci a pensare che le rotazioni non debbano essere forzatamente allungate. È anche vero che quest’anno Jack Devecchi ha fatto partite eccellenti, così come Kaspar Treier e Luca Gandini che ci hanno aiutato spesso. È vero che a me piacciono le rotazioni corte ma a essere sinceri noi mercoledì siamo partiti con Kaspar in quintetto quindi l’idea di allungarle c’è. Per quanto riguarda Justin farlo giocare un po’ di più potrebbe aiutarlo, anche se penso che l’aspetto più rilevante per lui sia lavorare su quello psicologico. In generale la valutazione che spesso si fa è solo relativa al risultato della partita e invece un allenatore ha un compito di analisi più ampio e ci sono più aspetti da considerare relativamente non alla singola partita, ma ai giocatori, all’identità e al gruppo. Ad oggi, a causa dell’indisponibilità a lavorare a ranghi completi dall’inizio, siamo ancora costretti a cercare un’identità, anche in questo periodo in cui le partite contano, ma noi dobbiamo tenere conto anche di altri aspetti".
Che valore ha, anche all’indomani di una sconfitta come quella in Champions, vivere esperienze come la visita alla popolazione di Bitti?
"Ovunque sia andato in Sardegna ho vissuto delle giornate indimenticabili: Castelsardo, Gavoi, Bosa Marina per dirne un paio. In Sardegna ovunque vada riceviamo affetto e un trattamento straordinario, credo sia un aspetto che è un vantaggio più per noi che la viviamo che per chi ha l’occasione di passare del tempo con noi, magari con i loro idoli come i giocatoti. È qualcosa che arricchisce più noi, quando si fa della solidarietà a volte è più gratificato chi la fa di chi la riceve. Poi nel momento in cui entri in quel meccanismo prettamente sardo, perché nelle isole c’è un senso di appartenenza che non c’è altrove, in questo clima di familiarità, è un vantaggio più per noi. In un contesto sociale come quello di Bitti aver ricevuto anche solo un appoggio umano da parte dei giocatori credo sia stato importante. È importante manifestare – ed è il dogma che portano avanti con successo Stefano Sardara e Giuseppe Cuccurese- di aiutarsi a vicenda e fare squadra. La pallacanestro è uno sport che da questo punto di vista insegna, uno sport in cui la collaborazione è indispensabile".
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Fonte: Sassari.