Olimpia Milano-Zalgiris, la storia dei precedenti
Non si sono incontrate tanto spesso Olimpia e Zalgiris Kaunas. Il bilancio totale conta 23 precedenti inclusa una finale della seconda coppa europea che risale al 1998
Non si sono incontrate tanto spesso Olimpia e Zalgiris Kaunas. Il bilancio totale conta 23 precedenti inclusa una finale della seconda coppa europea che risale al 1998. Erano gli ultimi vagiti dell’era Stefanel. Franco Casalini era tornato a guidare l’Olimpia da capo allenatore amministrando una rimonta clamorosa in semifinale contro il Panathinaikos. Ma la finale di Belgrado la vinse lo Zalgiris. Aveva il nucleo della formazione che un anno dopo avrebbe vinto il titolo europeo a Monaco battendo in semifinale l’Olympiacos e in finale la Virtus Bologna. Ma la storia tra Milano e Kaunas ha vissuto un biennio molto significativo tra il 1986 e il 1988.
L’ANTEFATTO – Nel 1983 a Grenoble, l’Olimpia perse una rocambolesca finale di Coppa dei Campioni contro Cantù. "La più brutta partita della mia vita. Mi sentivo responsabile perché avevo giocato dieci finali a Varese. Quella era la prima a Milano. Penso si aspettassero che li guidassi. È la partita che più di ogni altra vorrei rigiocare", ricorda Dino Meneghin. La ricerca del titolo europeo dell’Olimpia ricominciò proprio quella sera. Ma non avevo vinto il titolo italiano nel 1983 e neppure nel 1984 per due stagioni l’Olimpia dovette giocare le altre coppe. Perse la finale di Coppa delle Coppe nel 1984 con il Real Madrid e vinse la Korac nel 1985 contro Varese quando aveva Russ Schoene e Joe Barry Carroll e forse era la squadra più forte d’Europa. A quei tempi funzionava così: non partecipavi se non avevi vinto lo scudetto. Così Carroll fu confinato a giocare la Korac. Ma nel 1985/86, Milano tornò a giocare la massima competizione. Non aveva più Carroll, tornato a Golden State ovviamente, e il secondo straniero era Cedric Henderson, ventenne dell’Alabama che sarebbe cresciuto tantissimo ma solo nel corso della stagione. La formula prevedeva, ai tempi, dopo i turni eliminatori un girone unico con gare di andata e ritorno. Le prime due sarebbero volate alla finale di Budapest. Tra le avversarie più accreditate figurava in rappresentanza dell’Unione Sovietica anche lo Zalgiris Kaunas.
THE KAUNAS DREAM TEAM – Fondato nel 1944 lo Zalgiris Kaunas nel dopo guerra fu ovviamente costretto a partecipare al campionato sovietico. Già allora Kaunas era una città cestistica come aveva dimostrato sostenendo la nazionale lituana nelle competizioni precedenti la guerra mondiale. Grazie principalmente alla presenza di Modestas Paulauskas, uno dei tre giocatori dello Zalgiris il cui numero sia stato ritirato, vinse anche due titoli sovietici ma poi dovette arrendersi di fronte allo strapotere del CSKA Mosca. Ma un’incredibile generazione di talenti lituani sbocciò in modo fragoroso. Solo uno di loro, Sarunas Marcioulionis, restò a giocare a Vilnius. Tutti gli altri composero una squadra leggendaria di giocatori locali. Valdemaras Homicius, Rimas Kurtinaitis, Sergei Iovaisa e soprattutto Arvydas Sabonis, il più giovane, il più alto, bravo e devastante. Sabonis aveva già debuttato a 18 anni nella nazionale sovietica agli Europei di Nantes. E la stagione precedente con lui lo Zalgiris aveva giocato la finale di Coppa delle Coppe. Nel 1985 era già incontenibile, al culmine del suo atletismo che gli infortuni avrebbero ridotto con gli anni. Lo Zalgiris nel 1985 vinse il titolo sovietico superando il CSKA. I quattro fenomeni approdarono in nazionale in vista dei Mondiali del 1986 e nel 1988 avrebbero vinto la medaglia d’oro olimpica a Seul di fatto decretando la fine delle partecipazioni olimpiche di squadre americane formate da giocatori di college. Nel 1985/86 lo Zalgiris emerse subito come una minaccia alla velleità europee dell’Olimpia fin dal primo scontro diretto nella prima giornata del girone finale.
L’APPARIZIONE – Era il 5 dicembre 1985 quando l’Olimpia per la prima volta andò a giocare a Kaunas che allora era parte dell’Unione Sovietica, perdendo 80-79. Russ Schoene segnò 33 punti, Roberto Premier ne aggiunse 20. Fu una battaglia ma il manipolo di lituani allenata da Vladas Garastas si affidò al Principe Baltico che rispose con 24 punti. Non era certo uno sconosciuto nonostante l’età ma quella fu la partita della consacrazione. Lo Zalgiris non aveva americani, non aveva stranieri ma era lì per vincere. Il bomber Kurtinaitis segnò 16 punti, 14 li firmò l’ala Iovaisa. E altri 16 li accumulò la bandiera della squadra Raimundas Civilis, poco noto in Occidente perché non ebbe spazio in Nazionale. Ma Civilis era un’ala grande di livello. Nel corso del torneo guidò lo Zalgiris all’impresa contro il Cibona di Drazen Petrovic. Una settimana dopo Kaunas, l’Olimpia perse anche a Zagabria subendo 47 punti da Petrovic. Dopo due giornate era 0-2 e costretta a giocare in rimonta.
LA RIVINCITA – L’Olimpia si scatenò con il passare delle giornate. Quando lo Zalgiris arrivò a Milano il 30 gennaio 1986 la banda di Coach Dan Peterson entrò in campo come se fosse in missione. La difesa azzerò l’attacco lituano. Sabonis venne tenuto a 13 punti, ne segnarono 15 sia Homicius che Kurtinaitis. Ma non ci fu storia. Dino Meneghin fu enorme, Premier ne segnò 20 ancora una volta e Schoene al secondo anno a Milano e sulla strada per diventare di nuovo un giocatore NBA era al top della carriera. Segnò 32 punti. Il finale? 95-66. Rivincita compiuta.
LA BEFFA – L’Olimpia dopo averne rifilati 29 allo Zalgiris ne inflisse 34 anche al Cibona nella storica partita in cui Mike D’Antoni contenne in modo miracoloso Drazen Petrovic. Prima dell’ultima giornata del girone tutto era ancora possibile. Il Cibona era dentro, ma lo Zalgiris lo inseguiva ad una vittoria di distanza, una in più di Olimpia e Real Madrid. Milano doveva affrontare il Maccabi, a Pavia a causa dell’indisponibilità del palasport di Lampugnano. Aveva bisogno di una vittoria ma anche di una sconfitta dello Zalgiris a Madrid: l’arrivo a tre al secondo posto l’avrebbe qualificata per la finale di Budapest. Il Real aveva bisogno di battere lo Zalgiris ma anche di una sconfitta dell’Olimpia. Guidò per tutta la partita ma mollò quando giunse notizia della vittoria di Milano che l’avrebbe comunque eliminata. Lo Zalgiris operò il sorpasso e vinse. L’Olimpia venne beffata. "Quella era la Coppa che sentivano di meritare: il modo in cui battemmo le due finaliste era stato eloquente", ricorda Peterson.
IL RISCATTO – La stagione seguente lo Zalgiris partecipò ancora alla Coppa dei Campioni perché nel frattempo vinse nuovamente il titolo sovietico. In estate però Sabonis si procurò il primo infortunio serio della carriera durante la preparazione per i Mondiali in Spagna. Ritornò senza apparenti conseguenze. L’8 gennaio 1987 segnò 19 punti a Milano contro Meneghin ma l’Olimpia, che aveva evitato il disastro contro l’Aris Salonicco, ebbe un approccio feroce al girone finale. E se non aveva più Schoene aveva comunque Bob McAdoo. Vinse 75-71. Nel girone di ritorno quando si ripresentò a Kaunas nella vecchia arena dominò la partita imponendosi 100-85 ma in quel momento Sabonis era out per un secondo infortunio lamentato nella gara con il Cibona. L’Olimpia si qualificò per la finale di Losanna che avrebbe poi vinto contro il Maccabi.
L’INFORTUNIO – La prima grande epopea dello Zalgiris finì allora. Sabonis ritornò in tempo per vincere il titolo anche nel 1987 ma si infortunò ancora condannandosi ad una lunga assenza che gli tolse l’originale atletismo e velocità. Con il tempo si sarebbe trasformato in un giocatore di grande taglia, modesta mobilità, incredibilità tecnica per passare, tirare, anche palleggiare. Con grande dedizione, operandosi in America grazie ai Portland Trail Blazers con cui poi avrebbe giocato ad altissimo livello NBA, tornò in tempo per vincere l’oro olimpico del 1988 per l’Unione Sovietica ma con i giocatori chiave che erano tutti lituani. Tuttavia, senza Sabonis, lo Zalgiris non giocò la Coppa dei Campioni del 1987/88 in cui l’Olimpia trionfo ancora. Per ritornare a quei livelli sarebbero stati necessari oltre dieci anni, la disgregazione dell’impero sovietico. La squadra che vinse il titolo europeo – che Sabonis avrebbe conquistato con il Real Madrid prima di volare nella NBA – aveva una forte componente lituana ma anche giocatori americani forti come Tyus Edney e Anthony Bowie che nel 1998 era con l’Olimpia nella finale di Coppa Europa.