Olimpia Milano, ufficiale l’addio di Sergio Rodriguez

La Pallacanestro Olimpia Milano ringrazia Sergio Rodriguez per tutto quello che ha fatto e significato in questi tre anni trascorsi insieme e augura a lui e alla sua famiglia tutto il meglio possibile nel futuro

La Pallacanestro Olimpia Milano ringrazia Sergio Rodriguez per tutto quello che ha fatto e significato in questi tre anni trascorsi insieme e augura a lui e alla sua famiglia tutto il meglio possibile nel futuro. Durante le sue tre stagioni a Milano, Sergio Rodriguez ha vinto lo scudetto 2022, la Coppa Italia 2021 e 2022, la Supercoppa 2020, ha superato le 300 presenze in EuroLeague, i 3.000 punti, le 500 triple, i 1.500 assist. Ha giocato oltre 100 partite di EuroLeague con l’Olimpia (terzo di sempre), è primo di squadra di sempre per triple segnate e assist, è diventato il terzo realizzatore di club dopo Bob McAdoo e Vlado Micov. Soprattutto, ha aiutato la squadra a raggiungere la prima Final Four di EuroLeague dal 1992. E, ancora più importante dei numeri e delle vittorie, Sergio Rodriguez ha aperto una strada, convalidato il nuovo corso dell’Olimpia conferendogli, con il suo arrivo, una credibilità internazionale.


Da dove cominciamo Chacho Rodriguez? Da quel giorno di luglio del 2019 quando ha varcato la soglia del Mediolanum Forum chiamandolo casa. La sua casa. Da avversario l’aveva visto e sentito molto più caloroso di quanto fosse la percezione pubblica. Nel giro di tre anni ha potuto dire, "Visto? Avevo ragione io". Chacho Rodriguez, non serve aggiungere altro. Scegliendo Milano ha cambiato la storia, la chimica del club, ha dato un segnale. Se Rodriguez, uno che gioca con il motore al massimo dei giri, uno che ha sempre giocato ai massimi livelli, per vincere, sceglie Milano qualcosa vuol dire. E’ la convalida di un progetto. Dopo hanno scelto Milano in ordine sparso, Luis Scola, Kyle Hines, Gigi Datome, Nicolò Melli. Ma tutto è cominciato con Sergio Rodriguez. Praticamente dopo le Final Four di Vitoria che aveva vinto da protagonista con il CSKA. Voleva un posto diverso. Milano l’ha convinto. La storia è cambiata lì, è cambiata così.


Ha vinto quattro trofei, ha portato la squadra alle Final Four di EuroLeague. Dopo la sconfitta in semifinale di Coppa Italia alla vigilia della pandemia, l’Olimpia ha vinto la Supercoppa, la Coppa Italia, ha conquistato le Final Four, ha vinto un’altra Coppa Italia e infine lo scudetto. L’unica delusione è stata la finale del 2021, quello 0-4 frutto di tante ragioni, inclusa la bravura avversaria in quei sette giorni di battaglie combattute senza tanta energia fisica e mentale. "E’ sempre difficile dopo una Final Four – ha detto, parlando con la voce dell’esperienza – Dai tutto per pochi giorni, poi finisce e mentalmente hai finito anche te. Invece nel giro di 48 ore devi andare a giocare per lo scudetto". I playoff di quest’anno li ha giocati come se per lui rappresentassero una missione. Sono diventati una testimonianza della sua grandezza. Ha giocato per il titolo e per la sua personale eredità. L’ultimo sforzo per coronare un ciclo, l’ultima impresa per diventare eterno, amato, indimenticabile. Il Chachismo non era solo quello che aveva costruito a Madrid. Il Chachismo ha conquistato anche Milano. E Milano ha conquistato lui. Nell’implorazione della folla, dopo lo scudetto, c’era tutto l’amore di un popolo per un simbolo. Che se ne vada è doloroso. "Dobbiamo assorbire il colpo", come ha detto Coach Ettore Messina. Ma c’è anche una parte bella, romantica in questo. Chacho va via, ma va via da eroe.



Con lui, a Milano, ci sono state imprese che non si cancelleranno. L’Olimpia ha battuto il Real Madrid, anche a Madrid, ha vinto a Tel Aviv, ha vinto a Barcellona, a Istanbul quattro volte in due anni, ha vinto a Mosca, ha vinto dappertutto. Ha sfiorato il titolo europeo, non è detto sia solo quello del 2021. Chacho Rodriguez si è fatto male durante i playoff con l’Efes, durante un’epidemia di infortuni traumatici. Ha stretto i denti e ha giocato Gara 3 e 4 a Istanbul a dispetto del dolore, di una caviglia gonfia, della prudenza. Il giorno di Gara 4 ha mostrato lui un video che ritraeva tutti i compagni di squadra nei momenti migliori di questa stagione. Il messaggio: "Abbiamo fatto tutto questo tutto l’anno. Facciamolo anche stasera". L’hanno fatto, i ragazzi, per 39 minuti, poi è mancata l’ultima zampata. Ma quell’eliminazione ha avvicinato ancora di più l’Olimpia alla sua gente, la gente all’Olimpia. La sintonia nei playoff è stata straordinaria. C’è stata un’Olimpia prima di Rodriguez e ce n’è un’altra adesso.


Non è stato rimarcato abbastanza che nei playoff è cambiato anche il modo in cui Rodriguez è stato utilizzato. Non più dalla panchina, ma in quintetto, dal primo possesso, in campo il più possibile, 36 anni o meno. Il suo canestro da tre da dieci metri in Gara 6 è stato il colpo del k.o. Rodriguez ha giocato sei partite in finale contro Milos Teodosic, Alessandro Pajola, Daniel Hackett. Mai un attimo di respiro, un avversario abbordabile o poco fastidioso. Ha dovuto competere sulle due estremità del campo, aggredire ed essere aggredito. Da Milano va via, ma va via da campione.


Quando è arrivato nel 2019 aveva detto che avrebbe parlato italiano alla conferenza stampa dello scudetto. Ha mantenuto la parola e non ha mancato di ricordarlo. Il terzo figlio è nato a Milano. E’ successo una notte, di rientro da una trasferta di EuroLeague, una delle tante, a notte fonda. Un legame emotivo diventato un legame a vita. Suerte Chacho. La notte dello scudetto ha postato su Instagram una foto al Duomo insieme ad Ana, la moglie. Sotto ha scritto "Milano Nostra". Sì è vero, resta tua, resta vostra.


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