Olimpia e Fabula ONLUS, il progetto per i ragazzi autistici

Gli istruttori dell’Olimpia Milano che hanno seguito il progetto sono Marilisa Zanini e Michele Samaden

Non ci si arrende di fronte alle sconfitte, anzi se ne fa tesoro e in questo si trova l’entusiasmo e la forza per migliorare e continuare il lavoro, da qui inizia il viaggio all’interno della collaborazione tra Olimpia Milano e Fabula Onlus, nell’ambito del progetto One Team un viaggio all’interno di questo mondo così particolare ma così ricco di emozioni, iniziando con l’individuazione e la spiegazione del gruppo di lavoro.  I “nostri campioni” sono bambini e ragazzi affetti da Sindrome dello Spettro Autistico, per poi arrivare alle emozioni che questi ragazzi hanno trasmesso a noi istruttori di Olimpia Milano durante il progetto.

Oggi in Italia l’autismo rischia di diventare un’emergenza nazionale, i casi sono in aumento. In Italia le stime ufficiose parlano di un bambino ogni 150, per un totale di oltre 500.000 persone tra bambini, ragazzi e adulti, con altrettante famiglie in grave difficoltà per la mancanza di un’adeguata risposta a tutti i livelli.

La Cooperativa Sociale Fabula ONLUS nasce nel 2008 dall’esperienza pluriennale di educatori professionali, insegnanti, educatori sportivi CONI, pedagogisti, psicologi. Fabula si occupa di educazione, Autismo e disabilità fisiche e psichiche. I servizi sono pensati per poter agire in tutti i contesti nei quali vive la Persona con autismo, dagli aspetti clinici alla scuola e alla casa, dalle vacanze al tempo libero.

Quest’anno, la Cooperativa Sociale Fabula Onlus, avvalendosi della collaborazione del reparto di neuropsichiatria infantile dell’ospedale San Paolo di Milano, dell’ambulatorio polispecialistico “Domino”, resp. scientifico Prof. Luigi Croce e dell’Olimpia Milano ha organizzato un corso di pallacanestro rivolto a ragazzi affetti da sindrome autistica.

Per ogni partecipante è stato sviluppato un percorso sportivo inserito nel più ampio progetto di vita che lo contraddistingue, mettendone in risalto le caratteristiche funzionali e le attitudini. L’anima del progetto è il connubio tra la parte “tecnico/sportiva” e l’intervento psicopedagogico incentrato sull’educazione strutturata e sulle strategie visive.

Il corso era rivolto a ragazzi dai 6 ai 10 anni (Minipallafabulosa) e dagli 11 ai 18 (Pallafabulosa).

Le persone Autistiche presentano difficoltà di comunicazione e di comprensione, sviluppando quindi relazioni sociali limitate che si esprimono con modalità bizzarre e poco integrabili socialmente. Spesso la persona con Autismo è anche colpita da ritardo mentale e altre patologie, necessita di una presa in carico globale, che punti a garantire la miglior qualità di vita possibile. Ed è a queste necessità e caratteristiche specifiche e uniche che Fabula attraverso le “sue attività sportive” vuole dare una risposta, sostegno e crescita.

Quello che abbiamo provato a fare noi istruttori di Olimpia Milano nell’ambito del progetto One Team è stato mettersi alla prova, cercando di capire e apprezzare un mondo “nuovo”, differente. Il nostro ruolo è quello di allenatori e educatori sportivi, ma relazionarci con il mondo dell’autismo ci ha arricchito di storie ed esperienze. Il secondo progetto One Team ha messo tutti noi di fronte a realtà nuove e per certi versi stimolanti nella costruzione di nuovi rapporti interpersonali, abbattendo dentro di noi i muri nei confronti di situazioni che ci sembrava potessero portare disagio. Quando abbiamo analizzato le ipotesi relative a questo secondo progetto, abbiamo pensato solo a ciò che di positivo avrebbe potuto portarci questa nuova esperienza di vissuto con i nuovi ragazzi che saremmo andati ad incontrare. La prima sessione è stata fatta come per entrare in punta di piedi in una classe già formata, organizzata e indirizzata. Il nostro desiderio era rivolto al provare a lasciare qualcosa a loro, anche solo affiancandoli e nel tentativo di entrare in contatto con loro ed il loro mondo. L’obiettivo era convincere i ragazzi a dimostrare cosa sanno fare di bello, ognuno a modo proprio. Ci siamo oggettivamente scontrati con una realtà difficile: in quella palestra però, quell’ora trascorsa in attività con questi ragazzi trasformava tutto in un momento di vera gioia, allegria, felicità e tranquillità. L’ambiente era come se fosse tutto in un vortice organizzato; infatti le figure di riferimento sono assolutamente fondamentali, come ad esempio il loro istruttore Emiliano, che li segue e li conosce da anni e con loro ha portato a termine un grandissimo lavoro, di conoscenza e fiducia reciproca, organizzandoli secondo una precisa routine che i ragazzi con il tempo hanno imparato a rispettare e a seguire, a seconda delle capacità. Durante gli allenamenti le figure di supporto sono molteplici, per garantire aiuto e sostegno a ogni ragazzo. Il loro sorriso è quello che più ci ha colpiti: alcuni ragazzi affrontano a modo loro la situazione, alcuni sono innamorati alla follia di quella palla che regala momenti belli e particolari, alcuni corrono velocemente attorno al campo senza mai stancarsi, alcuni sono più timidi e con timore affrontano un palleggio o un passaggio. E ci siamo accorti, da allenatori, che non conta quanto tu sia bravo tecnicamente come coach ma conta quanto tu riesci ad entrare in empatia con loro nel tentativo di guadagnarsi la loro fiducia…

Le aspettative sono state di gran lunga superate, momenti così ci hanno riempito il cuore, abbiamo lasciato l’allenamento con un gran sorriso sulle labbra, magari con una sensazione di impotenza davanti a tutto ciò che noi non comprendiamo rispetto alle loro problematiche o di non aver fatto abbastanza. Il loro piccolo ritrovo settimanale è il loro momento, dove possono essere loro al centro della situazione e non ai margini, dove possono provare ad esprimersi in un ambiente creato a misura loro. La routine disegnata per loro è stata creata realizzando su una agenda a grandezza naturale dei disegni che riportano visivamente gli esercizi in modo che questi ragazzi li possano memorizzare a loro modo e facendoli rendere conto di averli provati tante volte di seguito, anche se per loro è come se fosse sempre la prima volta, come se fosse una riscoperta di ogni momento. Un inizio e una fine di esercizi ripetuti con costanza. In questo momento di difficoltà sanitaria per tutto il paese, quello che per loro era un momento di svago e comunque fondamentale anche per loro a livello fisico, ovvero l’ora settimanale di attività con la palla da basket, purtroppo è diventato impossibile da svolgere. Ma non si sono arresi e hanno trovato comunque una soluzione per provare ad essere sempre assieme e presenti.

Gli istruttori dell’Olimpia Milano che hanno seguito il progetto sono Marilisa Zanini e Michele Samaden

Fonte: Olimpia Milano.