Milano, Dinos Mitoglou racconta la sua storia
Intervista al lungo greco, nuovo giocatore dei biancorossi
Dinos Mitoglou è l’ultimo giocatore greco arrivato all’Olimpia Milano, ma la sua estrazione cestistica è doppia. Cresciuto a Salonicco, una città di basket, ma in una famiglia di calciatori, Mitoglou ha affinato l’arte negli Stati Uniti, nella piccola città di Winston-Salem, nel North Carolina, il cuore del basket universitario e della Atlantic Coast Conference. Nel raggio di 150 chilometri hanno sede qui North Carolina, North Carolina State e Duke University. E’ rimasto lì tre anni, allenato da Danny Manning, l’ex giocatore NBA che vinse il titolo NCAA a Kansas e fu scelto nel 1988 al numero 1 del draft. Il più grande giocatore della scuola che ha frequentato è stato addirittura Tim Duncan e il numero due è stato il playmaker Chris Paul. Ma per lui è più importante la "Duncan Legacy" per affinità di ruolo.
Sulla famiglia di calciatori da cui proviene – "E’ divertente perché tutti nella mia famiglia hanno giocato a calcio, la mia è una famiglia di calciatori. Mio padre ha giocato nel Paok negli Anni ’80 e ’90, mio fratello sta giocando attualmente nell’AEK. La mia è una storia divertente, perché ho cominciato a giocare a calcio anche io, ma quando sono arrivato ai 10-11 anni ho capito che non era lo sport che faceva per me. Ho un ricordo molto vivo: ero nella mia camera, avevo cinque o sei palloni da calcio, e li ho lanciati tutto verso il mio fratello più piccolo, dicendogli "Simos, adesso sono tutti tuoi, io smetto con il calcio, è arrivato il momento per me di cambiare sport". Così ho deciso di provare con il basket, mi sono innamorato di questo sport e la storia va avanti".
Sulle sue origini a Salonicco – "Di sicuro crescere a Salonicco è stato importante, perché è la città di due squadre che hanno avuto un ruolo importante nella storia del nostro basket, in città ce ne sono addirittura tre, Paok e Aris sono squadre famose ovunque. Crescere lì è stato decisivo nel trasformarmi in un appassionato di basket"
Sulla scelta di trasferirsi in America – "Ho cominciato a giocare a basket in un’accademia, Asteria, e il coach lì era Ted Rodopoulos che mi ha insegnato i fondamentali del basket, mi ha insegnato tanto dentro e fuori del campo. E’ stato lui in pratica a creare l’idea di trasferirsi in America, lui ha una mentalità americana, gli devo molto, non mi dimenticherò mai di lui. In sostanza, lui è il motivo per cui amo l’America e ho deciso di fare un passo decisivo per la mia carriera"
Sull’esperienza a Wake Forest – "Ero in una città piccola, ma giocavo in una grande università come Wake Forest, è stata un’esperienza indimenticabile. Gli studenti amano il basket, seguono la squadra, e poi è stato un onore, una fortuna far parte di una grande squadra, c’era Coach Danny Manning, è stata tutta un’esperienza stupenda che non dimenticherò mai".
Sulla tradizione cestistica di Wake Forest – "Ho scelto Wake Forest anche perché sapevo che era una scuola leggendaria per il basket. Penso a Tim Duncan, Randolph Childress, Chris Paul, Jeff Teague, tutti questi grandi giocatori che sono stati lì. Quando vai ad allenarti vedi sul muro le immagini di questi giocatori e ti vengono i brividi ogni volta. Mi ricordo perfettamente il mio primo allenamento, ma anche quando sono andato la prima volta a vedere la scuola, ho visto la foto di Tim Duncan sul muro. Non dimenticherò mai quella sensazione"
Sul suo compagno di squadra John Collins, oggi star degli Atlanta Hawks – "JC, John, è un giocatore incredibile e un bravo ragazzo, uno dei migliori compagni di squadra che abbia mai avuto. Quello che ricordo di lui al college è che lavorava ogni giorno duramente, è atletico, ma è stato in grado di sviluppare il suo gioco. Sono felice per lui, per la sua carriera, spero che continuo ad essere così forte".
Sulla sua decisione di tornare in Europa – "Non sono stato in grado di testare le acque della NBA per una questione di timing, è stato tutto un po’ diverso dal solito. Ricordo che tornai a casa, in Grecia, dalla famiglia per le vacanze, e avevo anche gli impegni con la Nazionale. Avevo 21 anni ma venni convocato in Nazionale, e a quel punto Panathinaikos e Olympiacos automaticamente si sono interessate a me. Così dovetti prendere una decisione: continuare la mia carriera al college, tornare per la stagione da senior, e poi tentare la carta NBA oppure firmare con un club greco e giocare in EuroLeague. Decisi di firmare con il Panathinaikos e giocare subito in EuroLeague".
Sugli anni al Panathinaikos – "Giocare in Grecia in un club prestigioso come il Panathinaikos è stata una grande esperienza. Da giocare greco considero un privilegio aver potuto giocare davanti a quei tifosi, insieme a grandi giocatori, grandi personaggi. E’ stato bello".
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Sulla scelta di venire a Milano – "La decisione di venire a Milano l’ho presa aiutato da Coach Messina. In questa squadra abbiamo grandi compagni, grandi giocatori, aspettative importanti. Ho voluto fare questo passo per aprire un nuovo capitolo nella mia carriera. Il resto lo vedremo in campo. Spero che sia una grande stagione".
Sul suo ruolo preferito – "Il Coach può utilizzarmi sia nella posizione 4 che 5. Ma sono sincero, mi piace di più giocare da 4".
Sul suo tiro da tre – "Il mio obiettivo è diventare più continuo, stabile. In termini di statistiche non ho uno specifico numero da raggiungere, ma ogni giorno in allenamento è una sfida. Avere l’opportunità di lavorare e vedendo giocatori che lo fanno continuerò a fare la stessa cosa".