Milan Tomic: Non avrei accettato se non mi avesse chiamato Messina
La Repubblica-Milano titola: «Il doloroso derby di Tomic, leggenda diventata vice coach». E’ il consueto “Uomini e Canestri” di Luca Chiabotti
La Repubblica-Milano titola: «Il doloroso derby di Tomic, leggenda diventata vice coach». E’ il consueto "Uomini e Canestri" di Luca Chiabotti. A parlare è Milan Tomic, assistente di Olimpia Milano.
SULLA SCELTA MILANO
«Ettore Messina e l’Olimpia. Ho lavorato al fianco di molti grandi allenatori, è stata sicuramente una grande esperienza ma, credetemi, non avrei accettato se non mi avesse chiamato Ettore. Coach e club: è molto semplice spiegare perché sono qui».
SU EUROLEAGUE
«E più facile giocare le Final Four di Eurolega che arrivarci le finali sono partite uniche, ti prepari e giochi. Punto. I playoff sono molto più complicati perché devi battere lo stesso avversario per tre volte. Ma la cosa più difficile di tutte è entrare nei playoff: giochi 34 partite nelle quali devi mantenere continuità di rendimento fisico e solidità mentale ad alto livello per mesi. Quindi il momento più diffìcile della stagione è quello che stiamo vivendo …».
SULLA STAGIONE
«Il viaggio verso i playoff è ancora lunghissimo, ci sono troppe partite, troppe incognite, il campionato italiano che è molto impegnativo… Bisogna procedere passo dopo passo, poi quando mancheranno 7-8 partite alla fine della stagione regolare, dovremo essere abili a cogliere il momento giusto per raggiungere l’obbiettivo. Milano ce la può fare perché è un’ottima squadra, ha già battuto avversarie come Real e Fener, vinto a Belgrado e Barcellona. Dovrà combattere la stanchezza che arriverà, che, secondo me, è una questione più mentale che fisica. Gli alti e bassi? Un allenatore, in realtà, non sa mai cosa c’è nella testa dei giocatori, se in certe situazioni sono le gambe che non reggono o il cervello».
SUL RUOLO
«Ogni assistente ha tanti compiti, ma senza un campo esclusivo. Le nostre guardie sono giovani, ma non così inesperte, anche se l’Eurolega è veramente difficile e devono ancora crescere in molti aspetti del gioco. Nico Mannion è un bravo ragazzo che ci ha aiutato fin dalla prima partita in cui è arrivato a Milano e ci aiuterà ancora moltissimo. Ha un sacco di qualità che un allenatore ha bisogno dal suo playmaker»