Marco Sodini: Giù le mani dai miei ragazzi. Non è una mancanza d’impegno

Le parole del coach di Cantù dopo il ko di gara-2 con Scafati














Tabellone Argento, Serie A2. L’Acqua S.Bernardo perde Gara 2 di finale playoff a Scafati contro la Givova, vittoriosa in casa 67 a 53. Di seguito le parole del capo allenatore di Cantù, coach Marco Sodini: «Giù le mani dai miei ragazzi, questa è la cosa che mi preme dire subito. Quello che non sono riusciti a fare in queste due gare non è dovuto a mancanza di impegno, mancanza di professionalità o mancanza di preparazione delle partite; li alleno da un anno e posso garantire su questo. Altrimenti non saremmo qui a disputare una finale contro una squadra eccezionale come Scafati, che sta giocando con grandissima energia. Un’energia troppo grande e che noi non siamo stati capaci di replicare. Specialmente nel primo tempo, ma anche nel secondo, non siamo stati in grado di essere performanti ai limiti della normalità di una squadra professionistica di Serie A. Basta guardare le percentuali, che sono comunque migliorate nel secondo tempo rispetto al 16% da tre punti, al 16% ai liberi e al 30% da due, sbagliando davvero moltissimi tiri vicini al ferro. Tutto questo non ha potuto ridurre ulteriormente uno scarto che, in quel momento, era comunque di dodici punti di differenza e probabilmente, se invece fosse successo, avremmo potuto anche vedere una partita diversa. Tuttavia, nell’arco dei 40 minuti, Scafati ha prodotto un’energia certamente superiore alla nostra ed è stata nettamente superiore non per incapacità nostra, bensì per bravura da parte loro. Adesso siamo senz’altro con le spalle al muro e non possiamo dire qualcosa di diverso da questo, ma non siamo ancora morti. Scafati deve vincere un’altra partita e noi, in qualsiasi modo possibile, cercheremo di allungare la serie, provando a meritarci di tornare qui per Gara 5. La speranza è che a Desio venga tanta gente e che ci possa essere la stessa spinta del pubblico di cui ha potuto godere Scafati. Capisco il dispiacere dei tifosi ma ora c’è bisogno del nostro fattore campo».






























































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