Marco Belinelli su Kobe Bryant: Mi sento come se mi mancasse una parte di me

La guardia degli Spurs torna anche sulla sua polemica contro la stampa sportiva: In Italia niente, e pensare che era un po' italiano anche lui. Imperdonabile

Marco Belinelli affida al Corriere della Sera il suo sentito ricordo su Kobe Bryant.

«Non ho ancora realizzato esattamente quello che è successo. Mi sento come se mi mancasse una parte di me. L’ho saputo un ora e mezza prima di scendere in campo contro i Toronto Raptors»

«Giocavo nel suo stesso ruolo, in lui vedevo qualità fantastiche. Cercavo di copiarlo in ogni cosa, dai numeri che faceva in campo alle cose più banali, il polsino, il calzettone, le scarpe. Per me era un esempio vivente»

«E ho dovuto anche marcarlo… Insomma, marcarlo, diciamo che ci ho provato. Già conoscerlo è stata un’emozione per me. Toccarlo, cercare di rubargli la palla, vederlo da vicino. Prima della partita mi ha salutato: “ciao Marco” mi ha detto, in italiano. Mi conosceva, conosceva il mio nome e mi parlava in italiano. Il mio idolo! Mi sono sciolto…».

«Per il fatto che sono italiano ogni volta chiacchieravamo un po’ insieme. L’Italia gli piaceva, era evidente. Avevamo lo stesso sponsor, è capitato di fare cose insieme per la Nike. Parlavamo anche di calcio, io interista lui milanista. Poi un giorno leggo sui giornali una sua intervista in cui parla bene di me come giocatore: mi sono venuti i brividi».

«Sono rimasto deluso dal fatto che in Italia le prime pagine abbiano dato più spazio al calcio che a lui. Sono andato a vedermi tutti i giornali: lasciamo perdere gli Stati Uniti, dove da ieri non si parla d’altro, ma in Spagna, in Francia… solo lui. In Italia invece niente: e pensare che era un po’ italiano anche lui. Imperdonabile».